One More Day (opera prima)

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One More Day

titolo originale:

One More Day

regia di:

montaggio:

scenografia:

paese:

Italia

anno:

2014

durata:

95'

formato:

DCP - colore

uscito il:

14/05/2015

premi e festival:

  • Russia - Italia Film Festival 2015

Emanuele è un ragazzo brillante ma introverso che vive con la madre Bianca, affranta dalla morte del marito per un tragico incidente. Coinvolto da alcuni colleghi di università inizia a frequentare un corso di teatro dove incontra Giulia, affascinante psicologa amica di Germano, acting coach del corso. Complici le lezioni di teatro e le parole di Germano, Emanuele e Giulia finiscono per abbandonarsi a un amore delicato e coinvolgente grazie al quale entrambi riusciranno a condividere e affrontare momenti cruciali delle proprie esistenze. Giulia la malattia, Emanuele il senso di colpa per la morte del padre.

NOTE DI REGIA:
Quando ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura di One More Day ho pensato alla sofferenza passata della mia famiglia, alla tragicità degli eventi e al destino, in cui credo molto. Ho riflettuto su quanto sia bello vivere intensamente un amore e sull’importanza che possono avere i sentimenti nella vita di ognuno di noi. Penso di aver avuto coraggio nel raccontare una storia realmente accaduta e molto vicina alla mia famiglia. Credo fortemente nell’amore e nella sua energia, ritengo che questa storia possa entrare nel cuore di chi già sa amare e di chi ha bisogno di essere amato. Da attore, ho pensato al mio personaggio come ad un ragazzo semplice, alle prese con una vita quotidiana segnata da profondo dolore e grande rabbia. Il film racconta la difficoltà della crescita che accomuna molte persone nel raggiungimento dei propri obiettivi, ma anche la straordinarietà degli eventi casuali nella vita e l’energia che un amore può infondere anche attraverso il suo ricordo. Da regista sul set ho cercato di muovere la macchina da presa in modo delicato proprio come i tagli di luce che, insieme ad Angelo Stramaglia, direttore della fotografia, abbiamo, quotidianamente, cercato e trovato in modo quasi istintivo. Il risultato è un linguaggio visivo più americano che italiano.