Uomini in marcia

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Uomini in marcia

Uomini in marcia

titolo originale:

Uomini in marcia

titolo internazionale:

Marching people

regia di:

cast:

Gianni Loy, Laurent Cantet, Ken Loach, Peppino La Rosa, Bruno Saba, Giampaolo Puddu, Salvatore Cherchi, Antonello Pirotto, Antonello Cabras

sceneggiatura:

fotografia:

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2023

durata:

75'

formato:

colore

status:

Pronto (22/09/2023)

premi e festival:

Mentre tutto cambia intorno a noi, ci domandiamo: cos’è questa crisi? La fine del capitalismo moderno? Il ritorno di Keynes?
È difficile a dirsi il mondo in cui vivremo nei prossimi anni portando avanti il nostro lavoro, la nostra vita.
Uomini in marcia vuole essere uno sguardo indietro, al recente passato, per marciare insieme a chi ha combattuto e difeso un diritto, vitale e fondamentale, oggi sempre più negato e svilito nel suo significato etico: quello al lavoro e alla sua dignità. Voci di lotta, interviste, riflessioni vibrano nel magma fluttuante delle immagini di repertorio, a ricordarci che la storia siamo noi. Un viaggio istruttivo (nelle campagne e nelle fabbriche, nelle Isole, al Nord e al Sud del paese), fra sacrifici e scioperi, solidarietà e battaglie, operai e sindacati, contro diseguaglianze e ingiustizie: parole e concetti da non disperdere soprattutto oggi, al tempo precario della gig economy, che incide profondamente sui diritti fondamentali.
Insieme alle testimonianze di Ken Loach (inflessibile narratore della working class) e di Laurent Cantet (autore dallo sguardo veramente incisivo che osa temi durissimi come lo scontro sociale e generazionale insieme) e alle voci di Peppino La Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba, Antonello Cabras, Salvatore Cherchi, la voce narrante principale è di Gianni Loy, professore di diritto del lavoro all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014, scrittore e poeta. I ricordi delle battaglie dei lavoratori del Sulcis-Iglesiente (vasta area geografica della Sardegna sud-occidentale) riportano la sua mente dai primi del '900 fino ai giorni nostri. In quel lasso di tempo le miniere, le proteste, la chiusura delle fabbriche, i sindacati, la marcia per lo sviluppo, la riqualificazione di alcune aree, la tutela dell'ambiente, s’intrecciano in un racconto che via via diventa unanime. Un viaggio in Italia e una storia in cui temi universali come il diritto al lavoro diventano una visione comune attraverso i volti, le voci, i colori, ma anche il dolore e la passione di uomini e donne.

NOTE DI REGIA:
Dopo l’uscita in sala nel 2018 del mio film documentario Uno sguardo alla Terra tornai a Carbonia e rimasi colpito, rovistando tra gli archivi del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema, da un evento che legò nel 1992/93 ventisette comuni del Sulcis Iglesiente e relativamente al quale il Centro stesso aveva già avviato un importante lavoro di raccolta di testimonianze e documentazione, con l’obbiettivo di restituire alla memoria collettiva, proprio attraverso la realizzazione di un film, uno degli episodi più importanti della storia del lavoro nel territorio.
Quelle persone marciando dapprima nel loro territorio, per poi arrivare a Roma, unendo la loro “voce”, davano un forte segnale al resto dei lavoratori italiani. E proprio quella marcia di uomini, donne e bambini, fece da apripista di tante lotte per il lavoro nel nostro Paese.
Ma cosa è successo prima di quell’evento? E cosa sta accadendo ora? Da quel momento in poi ho iniziato a “disturbare” e interrogare lavoratori, sindacalisti, politici, professori di diritto, registi, cantanti, per farmi raccontare il mondo del lavoro in Italia.
Volti, voci, colori, suoni, dolore, passione e soprattutto tante immagini. Man mano il racconto prendeva forma. Volevo ripercorrere alcuni dei momenti salienti della questione “lavoro” nella nostra nazione, e di riflesso nella mia Sardegna. Un passato doloroso e un presente poco chiaro, complici gli errori della classe dirigente di ogni epoca.
L’incontro, con il mio professore universitario Gianni Loy, poi con il maestro Ken Loach, Laurent Cantet e altri, mise in ordine le mie idee. Il grande regista inglese, autore di capolavori indiscussi, in due giorni a Londra, mi ha mostrato la sua “radiografia” della Terra. Ho avuto così gli spunti per chiudere la mia opera che racconta certo tematiche del lavoro, ma sottolinea l’importanza e l’impegno di uomini e donne qualunque per il futuro delle nuove generazioni. Possiamo salvarci, se abbiamo cura dell’ambiente che ci ospita. Tutto passa da lì.
Temevo di realizzare un saggio, invece mi pare di no: è stato un pretesto per studiare e andare avanti nel mio lavoro. La storia va sempre tenuta in considerazione, perché il futuro va affrontato con grande consapevolezza.