16 millimetri alla rivoluzione

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16 millimetri alla rivoluzione

16 millimetri alla rivoluzione

titolo originale:

16 millimetri alla rivoluzione

cast:

Luciana Castellina

montaggio:

produttore:

paese:

Italia

anno:

2023

durata:

65'

formato:

colore

status:

Pronto (22/04/2024)

Navigando liberamente attraverso le immagini prodotte per il PCI tra gli anni '50 e gli '80 da grandi registi italiani e incontrando lo sguardo di Luciana Castellina, storica dirigente comunista, fondatrice del Manifesto, mai ortodossa e ancora oggi instancabile animatrice politica, l'autore si chiede cosa sia stato quel partito-giraffa, come lo definì una volta Togliatti - strano eppure reale - e soprattutto cosa rimanga oggi di quell’esperienza che ha coinvolto milioni di persone nel tentativo di trasformare sé stessi e il mondo. Nel viaggio riscopre il senso di una politica fatta di impegno, solidarietà, confronto. E, soprattutto, riscopre il cinema di quella generazione politica: un cinema libero, sperimentale, dal basso, empatico, militante. Zavattini direbbe – e così dice nel film – “un cinema di tanti per tanti”.

Note di regia

Questo film è nato da due incontri paralleli: quello con Luciana Castellina - memoria viva di un'esperienza politica del passato che sembra ormai conclusa e irripetibile, ma anche, e ancora oggi, indomabile attivista - e quello con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Con l’AAMOD in realtà il mio primo incontro risale al 1996 e da allora non ho mai smesso di collaborarci. Ma non avevo mai conosciuto con profondità il suo patrimonio di film militanti realizzati da grandi autori del cinema (Scola, Maselli, Mangini, Bertolucci, Pontecorvo, Gregoretti, Miscuglio, Polizzi, Giannarelli, Serra e tanti altri). E poi, questo lavoro, nasce anche dal desiderio di lavorare con Luca Ricciardi, producer dell’AAMOD (ma anche in proprio con la Film Affair), con il quale negli ultimi anni ho condotto numerosi workshop e attività di formazione, ma mai c’erano state occasioni per sviluppare assieme un nostro film. L’occasione è arrivata quando l’AAMOD mi ha proposto di lavorare a un film collettivo sul PCI: ad una strana coppia, Luciana ed io, sarebbe stata affidato uno degli episodi. Quel progetto, come spesso capita, non si è realizzato, ma ha gettato un seme… e con Luca cominciammo a dirci che valeva la pena lasciarlo crescere.
Alla fine del settembre 2021 sono riuscito a strappare una settimana per stare solo, in una casa fuori Roma, per vedere e scalettare un’ampia selezione dei magnifici film dell’archivio.
Quell’immersione nei materiali, come sempre mi capita quando costruisco dei film basati sui repertori, non l’ho portata avanti secondo parametri di ricerca legati solo al PCI e alla sua storia ma, molto più liberamente, cercando a intuito i materiali che più mi ispiravano il piacere della visione.
Ne sono riemerso convinto che fosse necessario riportare alla luce le opere di registe e registi che facevano cinema militante con la consapevolezza che dovesse essere anche un cinema di alto livello artistico, o che, addirittura, ne approfittavano per sperimentare, per mescolare linguaggi, per abbattere qualsiasi barriera tra documentario e messa in scena.
Ho sentito alcuni di questi autori e queste autrici molto vicini al lavoro che ho cercato di fare negli ultimi anni; mi sono identificato con il loro modo di lavorare e mi sono sentito meno solo. Quando l’AAMOD mi ha chiesto finalmente di sviluppare un progetto con al centro la storia del PCI, avevo nel frattempo conosciuto Luciana e, non sapendo ancora come, volevo tenere insieme il suo straordinario punto di vista – di chi ha attraversato la storia di questo partito dal dopoguerra allo scioglimento e a novantaquattro anni non ha perso la voglia di fare politica – con i materiali dell’AAMOD che avevo tanto apprezzato. Su una cosa eravamo tutti d’accordo: non volevamo fare un film storico, né tantomeno nostalgico, ma, un po’ utopicamente, volevamo rivolgerci alle nuove generazioni, cercando di trasmettere loro l’emozione - e anche l’efficacia - del fare politica, dell’impegno civile collettivo, del senso di militanza che un che un partito di massa come il Partito Comunista Italiano, pur con tutte le sue contraddizioni, è stato in grado di promuovere e sostenere nell’arco dei suoi settant’anni di vita.