Opera Mundi

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Opera Mundi

titolo originale:

Opera Mundi

cast:

Raffaele Abete, Cristiano Scilla, Vladimir Stoyanov, Antonio Di Matteo, Beste Kalender, Andrea Patucelli, Marianna Mennitti, Raffaele Pisani, Pietro Picone, Hugo Laporte, Rossana Rinaldi, Marco Conti, Tiziano Bellingeri, Beatrice Bandini, Pietro Bolognini, Matilde Brandimarti, Carlo Alberto Brunelli, Irene Cavalieri, Angelo Testori, Emma Armida Pyka, Diego Bolognesi, Marco Servadei, Simone Casolari, Camilla Barabelli Sabena, Nicolò Rossi

sceneggiatura:

Paolo Fiore Angelini, Christian Poli, Barbara Francesca Serofilli

fotografia:

produzione:

Avocado Pictures, ABC Arte Bologna Cultura, Oblivion Production, Icaro like-us, con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Fondazione del Monte, Comune di Bologna, Fondazione Teatro Comunale Bologna

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2020

durata:

97'

formato:

colore

La sonda Pioneer 11, inviata molti anni or sono oltre i confini del sistema solare, inaspettatamente fa ritorno sul pianeta Terra. Custodisce una placca dorata, un messaggio in bottiglia, per raccontare l’umanità a sconosciuti abitanti di altri mondi. Un modernissimo marchingegno per esplorare, comunicare, rappresentare… come un’antica macchina teatrale dagli ingranaggi in legno, dove fanciulli sorridenti si dilettano in giochi d’ombre.
Così in uno storico teatro d’opera va in scena Rigoletto di Giuseppe Verdi. E` l’inizio, la festa a corte, dove il giullare, che per mestiere deve compiacere, si fa beffa dei cortigiani, mentre il Duca, signore di quella corte, libertino sfrenato, dichiara il proprio interesse per una bella sconosciuta. Il pubblico in platea è attento e silenzioso. Dietro le quinte, misteriosi bambini seguono quanto accade. Quel teatro, quel palcoscenico, da circa trecento anni racconta l’umanità, il suo agire, il suo sentire, attraverso l’arte della rappresentazione mostra gli uomini agli uomini.L´opera verdiana via via si perde nel silenzio della notte e mentre tutto tace il luogo si anima degli spiriti fanciulli, suoi naturali abitanti fin dall´inizio dei tempi, e, ancora per poco, almeno fino al sorgere del sole, anche la città si popola di insolite presenze, animali che ci ricordano un´altra vita in cui gli uomini erano una specie mescolata a molte altre.
Ma inesorabilmente la città si risveglia, i luoghi si animano, il teatro si popola e fanciulli ed animali si ritraggono schivi. Tutto è ora sul punto di iniziare, come in un giardino incantato ogni cosa splende di promesse. L´elemento acqua ci trasporta nella città, siamo naviganti in cerca di approdo, il nostro sguardo curioso si sofferma sulle sponde, fluisce nel teatro e poi fuori, nella città.
Ci accompagnano la gioia di un nuovo inizio, della festa, lo sguardo infantile, e mentre tutti si preparano al nuovo giorno, raggiungendo i posti di lavoro, ci perdiamo dietro le risa e i giochi e i visi di chi incontriamo.
Tra Gilda, la bella sconosciuta, figlia segreta di Rigoletto e il libertino Duca, nasce l’amore.
ll fanciullo lascia il posto all’adulto, alla bellezza virile e alla sua forza creatrice senza tempo. Ecco allora che l’antico teatro, gli uomini che lo abitano, il palcoscenico, la rappresentazione, l’umanità, diventano un nico e perfetto congegno laborioso. L’avvenire si illumina di infinito, ogni cosa trova il suo posto, gli umori mortali si quietano nell’incessante divenire.
Rigoletto procede nella sua narrazione, verso il tema della maledizione, che accompagna l´umanità nella sua ricerca della verità e di se stessa. Le ombre e l’oscurità governano i luoghi dell’anima che il sole non scalda e così, lì sul palco, fa capolino la prevaricazione, si affaccia il dolore del nobile Monterone. Lo sventurato piange la propria figlia, invoca la maledizione… il conflitto che affligge il destino dell’umanità emerge dal suo torpore. Il dolore che ne segue travolge ogni cosa.
Forse vi è una possibilità di redenzione: l’elemento maschile del conflitto cede il passo alla grazia femminile, alla bellezza, alla speranza dell’arte. Gilda offre il proprio sacrificio e, in un gesto estremo e generoso, rinuncia alla propria vita per salvare quella del Duca.
È un altro inizio, una nuova possibilità. Lo sguardo, silenzioso e discreto come al suo arrivo, lascia il teatro e torna a nascondersi tra le pieghe della vita. Il palcoscenico si dilata fino ad abbracciare il mondo contemporaneo, in una riflessione che percorre il tempo dello spirito, il divino, la follia.
La città stessa diviene una composizione di tanti luoghi che abbiamo visitato, un luogo dell´anima e della memoria.
E proprio questo gioco dei rimandi tra il teatro e la realtà ci apre ad una rivelazione, un´Opera ottocentesca ci parla ancora, ci parla di noi.