I nostri ieri

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I nostri ieri

I nostri ieri

titolo originale:

I nostri ieri

titolo internazionale:

Yesterday

regia di:

fotografia:

produzione:

Atomo Film, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Regione Lazio, Emilia-Romagna Film Commission

distribuzione:

paese:

Italia

anno:

2022

durata:

119'

formato:

colore

uscito il:

09/02/2023

premi e festival:

Attorno alla ricostruzione cinematografica di un delitto ruotano le vite di Lara, Greta, Caroline, Luca, Beppe: sono alla ricerca di chi sappia ascoltare. La passione per il lavoro spinge Luca (Peppino Mazzotta), documentarista prestato temporaneamente all’insegnamento in una struttura carceraria, a ricostruire, per il saggio di fine corso, l’inspiegabile delitto del camionista Beppe (Francesco Di Leva). Durante la lavorazione dell’episodio i detenuti coinvolti nel laboratorio ritrovano un senso nel lavoro compiuto, mentre Luca, ripercorrendo a ritroso gli avvenimenti, incontra la rete dei legami familiari che ruotano attorno all’accaduto: la sorella della vittima (Daphne Scoccia), l’interprete della vittima (Maria Roveran), e la famiglia che ha abbandonato Beppe (compresa sua moglie, interpretata da Teresa Saponangelo). La contemporanea e inaspettata visita della figlia di Luca (Denise Tantucci), che torna a trovarlo dopo anni di lontananza, lo costringerà non solo ad interrogarsi sul suo stesso rapporto tra identità e memoria, ma anche a comprendere che l’affetto che gli viene richiesto dal mondo che lo circonda è la soluzione per uscire dalla sua crisi.

NOTE DI REGIA:
Un carcere, se pure immaginario, comporta la presenza di un delitto. Delitto che nel film si svela senza alcuna violenza esibita. Il nostro carcere immaginario è pieno di cancelli di ferro e custodisce i ricordi che prendono vita nella realizzazione del saggio di un corso di cinematografia. I nostri ieri ne è il titolo, Luca, documentarista, ne è l’artefice che si troverà a mettere a confronto il proprio semplice e ingenuo passato con quello immenso, nella sua gravità, del detenuto Beppe del quale viene raccontata la storia: paradossalmente, la cinica messa in scena del suo delitto permette al gruppo di detenuti che collaborano alla realizzazione del saggio di trovare riscatto proprio nel lavoro di squadra compiuto.
Così, dall’incontro casuale di tre esclusioni (materiale, affettiva, sociale) i protagonisti costruiscono le basi per un nuovo futuro.
Lo stile del film è il frutto di profonde riflessioni condivise dall’intero cast artistico: pervasi dalla bulimia di immagini frenetiche che ci circondano, abbiamo sentito il bisogno che le immagini stesse ritrovassero il proprio tempo per permettere ai personaggi di parlare sottovoce, quasi fossero le loro anime a sussurrare, per narrarci quanto di più profondo è contenuto nei ricordi che generano le nostre identità.