titolo originale:
Orfeo
regia di:
sceneggiatura:
dal romanzo "Poema a fumetti" di Dino Buzzati
fotografia:
Marco Depa
montaggio:
scenografia:
Riccardo Carelli, Federica Locatelli
costumi:
musica:
produttore:
Virgilio Villoresi, Enrico Maria Vernaglione, Greta Rossi, Giulio Sangiorgio, Alessandra Breviario)
produzione:
Fantasmagoria, con il contributo del Ministero della Cultura
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2025
durata:
74'
formato:
colore
status:
Pronto (22/07/2025)
premi e festival:
Fin da bambino, Orfeo immagina storie attorno a una villa abbandonata di fronte a casa sua. Pianista solitario e visionario, durante una serata al Polypus – il locale dove suona – incrocia lo sguardo di Eura. Tra loro nasce un amore assoluto, ma lei cela un segreto. Poi scompare. Una sera, Orfeo la vede entrare in una piccola porta su via Saterna, davanti alla villa. La segue. Prima della soglia incontra l’Uomo Verde, figura enigmatica che sembra conoscere i misteri di quel passaggio. Varcata la porta, Orfeo entra in un aldilà visionario, abitato da creature come le Melusine, il Mago dei Boschi e parate di scheletri. Nella villa incontra la Giacca, un diavolo custode che si impossessa del suo corpo per rivivere, attraverso la musica, memorie perdute. Poi gli rivela dov’è Eura: alla stazione, in partenza su un treno appoggiato al suo pianoforte. Solo una porta sul leggio – che si aprirà alle ore 12 – può condurla indietro. Orfeo arriva in tempo per salutarla. Al risveglio, trova l’anello di lei tra le dita. Torna al pianoforte e suona per lei, sapendo che vivrà nei suoi ricordi, nei suoi sogni, nelle sue note.
NOTE DI REGIA:
Orfeo nasce da Poema a fumetti di Dino Buzzati, opera che ho sentito da subito vicina per immaginario e potenza evocativa. È diventata per me l’occasione di fondere linguaggi coltivati nel tempo – tra animazione artigianale, cinema sperimentale e tecniche ottiche – in un racconto simbolico e sensoriale. Ho voluto realizzarlo pensando al cinema come a un luogo dei sogni, in cui lo spettatore inizi un viaggio onirico. Rispetto a una narrazione tradizionale, ho scelto un ritmo che seguisse la logica instabile del sogno. Ho girato in pellicola 16mm, in studio, con scenografie costruite a mano e tecniche legate a illusioni ottiche. Ad esempio, nel finale, per far apparire Eura come un fantasma, ho usato un vetro a 45° davanti alla macchina da presa, riflettendo l’attrice in scena. Un effetto tangibile concepito e ripreso dal vero. Per le animazioni ho usato stop motion, animando tutte le creature con una Bolex 16mm. In una sequenza di danza ho impiegato il found footage: vecchi filmati di repertorio in Super8 di mia madre che balla, ricostruendo maniacalmente in studio la scena originale. Attraverso un gioco di montaggio, ho fuso le coreografie d’epoca con quelle interpretate da una compagnia di danza e dall’attrice, creando una scena fluida, come se si svolgesse in uno stesso spazio. È un omaggio intimo a mia madre, che è stata una ballerina.