titolo originale:
Rejetés
regia di:
fotografia:
montaggio:
produzione:
paese:
Italia
anno:
2016
durata:
29'
formato:
colore
status:
Pronto (26/09/2016)
Gli uomini incatenati sono gli ultimi nella terra degli ultimi. In Benin ed in Togo sono uomini e donne, in alcuni casi bambini, che soffrono di disturbi mentali. Le comunità, le famiglie, in mancanza di strutture sanitarie che possano prendersene cura, non sanno come affrontare e curare la malattia e si arrendono perciò alla barbarie delle catene. E sono i guaritori-stregoni, che usando il nome di Dio si autodefiniscono profeti, se ne approfittano creando “campi di preghiera” che nella realtà sono un vero e proprio inferno.
E poi c’è Gregoire ed I suoi sostenitori: i missionari, i volontari italiani, francesi, canadesi che combattono la loro battaglia di liberazione. Lo fanno da soli perchè soli le istituzioni lasciano questi eroi. E la cosa che più stupisce è che Gregoire, un gommista di umili origini, applica una terapia tra le più moderne nella psichiatria contemporanea, coinvolgendo gli stessi malati nella gestione delle strutture ed avviandoli a dei mestieri che possano aiutare il percorso di riscatto.
REJETÉS non è solo un documentario sulle persone affette da problemi psichici in Africa. E’ un disperata denuncia ed un tentativo di sollecitare un aiuto concreto per quelle popolazioni che, costrette dalla fame e dalla miseria, cercano nella migrazione la soluzione estrema. Perché la migrazione è la fuga dal destino delle catene.
Nell’ Europa che pensa che il problema dei migranti si possa risolvere erigendo mura lungo le proprie frontiere o ipocritamente pagando altri governi perchè facciano questo sporco lavoro al proprio posto, ci sono uomini ed organizzazioni impegnate concretamente a rendere la vita più sopportabile nei paesi di origine dei cosiddetti migranti economici. Quindi è anche di loro che parla REJETÉS del coraggio e dell’impegno che questi uomini, al di là della fede religiosa che li sostiene, dimostrano tutti i giorni e di come ci mostrano quanto sia possibile costruire un mondo migliore senza barriere.