titolo originale:
L'amico di famiglia
titolo internazionale:
The family friend
regia di:
cast:
Giacomo Rizzo, Laura Chiatti, Fabrizio Bentivoglio, Gigi Angelillo, Clara Bindi, Marco Giallini, Barbara Valmorin, Roberta Fiorentini, Elia Schilton, Alina Nedelea, Lorenzo Gioielli, Valentina Lodovini, Giorgio Colangeli, Geremia Longobardo, Fabio Grossi, Luisa De Santis, Lucia Ragni, Lorenzo Sorrentino
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
produttore:
produzione:
distribuzione:
vendite estere:
paese:
Italia/Francia
anno:
2006
durata:
110'
formato:
35mm - colore
uscito il:
10/11/2006
premi e festival:
Geremia, un sessantenne che vive in una cittadina dell'Agro Pontino, si mantiene facendo l'usuraio. Il suo aspetto, di cui non è consapevole, è molto sgradevole, e così il suo carattere. Lui invece si sente buono e socialmente utile, crede di salvare le famiglie a cui presta il denaro e si insinua nelle loro vite, come un particolare "amico di famiglia"...
NOTE DI REGIA:
Una volta, in Siberia, c’erano decine di gradi sotto zero, durante una gita che somigliava ad una
deportazione, io me ne stavo aggrappato alla poltrona dell’autobus con trentotto di febbre.
Ma loro no.
L’autobus si è fermato e loro non hanno battuto ciglio, lei molto anziana, il figlio anziano quasi
quanto lei.
Se ne sono fottuti di tutto. Volevano fare la passeggiata nella tundra. Hanno sfidato un freddo
feroce, mano nella mano, e quasi pattinando al ralenti sul ghiaccio sono scivolati intimi, di spalle,
in mezzo agli alberi innevati e al niente bianco della Siberia. Quando sono risaliti sull’autobus,
allegri e congelati, lui si è messo a parlare con un’altra gitante, un’altra disperata come lui e
allora io ho guardato solo la madre. Si era chiusa in un tetro risentimento. Una mummia gelosa e
densa di rabbia. Stava pensando, ne sono sicuro, di aver perso, in un colpo solo, il figlio ed il
fidanzato.
Questo film è nato così, guardando di sbieco, per un attimo, un rapporto morboso, malato,
degenerato e al tempo stesso comico. E mi è parso subito un doppio salto mortale fare un film
che fosse al tempo stesso malato e leggero, comico e drammatico in eguale misura. E con giocosa
incoscienza mi sono lanciato in quello che sempre, a mio parere, dovrebbe essere un film: un
salto mortale.
Meglio se doppio, o triplo. Come certi tuffi difficili. Un tuffo dentro l’uomo e la sua
degenerazione.
Che poi sono una endiadi.