titolo originale:
Babilonia mon amour
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
musica:
produttore:
paese:
Italia
anno:
2017
durata:
72'
formato:
colore
status:
Pronto (09/01/2017)
premi e festival:
Il film documentario narra le vicende di un gruppo di senegalesi che, per motivi economici, si ritrovano a vivere in un sobborgo dell'Europa ormai in crisi.
Il gruppo è eterogeneo, ha occupato nella periferia di Barcellona una ex-fabbrica dismessa, trasformandola in una casa. Sono tutti immigrati irregolari, per loro Barcellona non è la città da cartolina che si aspettavano alla partenza, ma danzano in una metropoli complessa, escludente e controllata. Vivono di espedienti, qualcuno ricicla il ferro, altri riparano le reti dei pescatori, altri si dedicano allo spaccio di strada.
Voglio raccontare la loro dimensione collettiva, risposta istintiva al rifiuto da parte della società “di fuori”, escludente e repressiva verso gli irregolari. Che è anche una risposta ricca, fatta di solidarietà e sostegno, problemi e soluzioni condivise. Una dimensione collettiva fatta non solo di solidarietà materiale, ma anche di comunione spirituale che molto ha a che fare con la cultura religiosa a cui il gruppo fa riferimento, la confraternita islamica dei Baye Fall, una forma di religione che rinnega qualsiasi attaccamento materiale e i cui pilastri fondanti sono il lavoro, la tolleranza, il rifiuto della violenza, dell'individualismo. Una sfumatura di Islam molto diverso dalla dicotomia moderato/radicale che conosciamo. Ma è difficile mantenere integra la spiritualità con cui si è arrivati e le crepe da dove si dissipa aumentano con gli anni.
Sono rimasto affascinato dal tentativo di resistenza culturale insito in questa dimensione e al tempo stesso per la sua tragica e inevitabile contaminazione e caduta. Il fulcro narrativo è proprio il continuo conflitto tra spiritualità e perdizione, tra integrità e mutazione antropologica.