Non ne parliamo di questa guerra

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Non ne parliamo di questa guerra

Non ne parliamo di questa guerra

titolo originale:

Non ne parliamo di questa guerra

titolo internazionale:

Let's not talk about this war

regia di:

sceneggiatura:

fotografia:

montaggio:

produttore:

produzione:

Nefertiti Film, Luce Cinecittà, con il contributo di Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Film Commission Torino Piemonte

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2018

durata:

52'

formato:

colore

status:

Pronto (01/01/2018)

premi e festival:

La giustizia di guerra nel primo conflitto mondiale è un tema sottovalutato nelle sue dimensioni e nella sua crudeltà. L’Italia, in particolare, detiene il triste primato per la ferocia con cui punì i propri soldati. Provati dalla vita di trincea, traumatizzati dalle bombe e dalla morte sempre in agguato, decimati in assalti suicidi, esasperati dagli errori di comando e da tante inutili battaglie per una causa che sentivano lontana, molti dissero NO e disertarono, si ribellarono, compirono atti di autolesionismo pur di non tornare a combattere. Le carte conservate negli archivi, e raramente pubblicate, dicono che non fu un fenomeno isolato: in Italia, dal 1915 al 1918, 1 soldato su 14 subì un processo penale, 1 su 24 venne processato per diserzione.
È questo il tema che il film documentario Non ne parliamo di guerra porta alla luce. Lo fa negli anni delle celebrazioni della Grande Guerra, con toni leggeri e con commozione, intrecciando alle canzoni di guerra e di rivolta, le testimonianze degli storici; alternando l’emotività di alcune piéces teatrali al linguaggio algido e burocratico dei documenti della giustizia militare che parlano di fucilazioni, di decimazione, di pene abnormi. Non ne parliamo di questa guerra intreccia storie di uomini che giunti al limite estremo delle loro forze non vollero più obbedire e per questo furono giustiziati, disonorati, considerati vigliacchi e perciò cancellati dalla Storia.

Quegli uomini oggi meritano il nostro rispetto.