titolo originale:
Flesh Out
regia di:
cast:
Verida Beitta Ahmed Deiche, Amal Saad Bouh Oumar, Aminetou Souleimane, Sidi Mohamed Chinghaly
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
musica:
Alex Braga
produttore:
produzione:
Vivo Film, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, in associazione con Films Boutique, con il sostegno di Regione Lazio, Europa Creativa, EWA Network
distribuzione:
Lucky Red [Italia], Moving Turtle [Algeria], Moving Turtle [Arabia Saudita], Moving Turtle [Bahrain], September Film [Belgio], Moving Turtle [Egitto], Moving Turtle [Emirati Arabi Uniti], KMBO [Francia], Moving Turtle [Giordania], Moving Turtle [Iran], Moving Turtle [Iraq], Moving Turtle [Kuwait], Moving Turtle [Libano], Moving Turtle [Marocco], September Film [Olanda], Moving Turtle [Oman], Moving Turtle [Palestina], Moving Turtle [Qatar], Moving Turtle [Siria], Moving Turtle [South Sudan], Moving Turtle [Tunisia], Moving Turtle [Yemen]
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2019
durata:
95'
formato:
colore
uscito il:
23/05/2019
premi e festival:
Ambientato in un’inedita Mauritania, IL CORPO DELLA SPOSA – FLESH OUT racconta la storia di Verida (l’esordiente Verida Beitta Ahmed Deiche), una ragazza moderna che lavora in un salone di bellezza, frequenta i social network, si diverte con le amiche. Quando la famiglia sceglie per lei un futuro sposo, Verida – come molte sue coetanee – si vede costretta a prendere peso affrontando il “gavage”, per raggiungere l’ideale di bellezza e lo status sociale che la tradizione del suo Paese le impone. Mentre il matrimonio si avvicina a grandi passi, pasto dopo pasto, Verida mette in discussione tutto ciò che ha sempre dato per scontato: i suoi cari, il suo modo di vivere e – non ultimo – il suo stesso corpo.
NOTE DI REGIA:
Qualche anno fa, guardandomi allo specchio, ho iniziato a vedere le prime rughe sul viso. Stavo invecchiando: la gioventù apparteneva al passato e non c’era molto che potessi fare, se non cercare di accettarlo con un po’ di saggezza e possibilmente di grazia.
Da quel momento ho iniziato a osservare le donne intorno a me, rendendomi conto che molte sono all’eterna rincorsa della giovinezza a tutti i costi, ossessionate da modelli di bellezza folli, imposti e sempre relativi, arrivando spesso a dimagrire troppo o a gonfiare in modo innaturale i propri lineamenti, nel peggiore dei casi addirittura a sfigurarsi.
Così, d’istinto, è arrivata l’idea di fare un film che raccontasse in qualche modo questo paradosso (uno dei tanti) della parte di mondo in cui vivo. Poco tempo dopo, mi sono imbattuta casualmente in un articolo sul fenomeno del gavage in Mauritania: donne che per essere considerate belle ed essere accettate dal futuro marito devono ingrassare. Ho capito subito di aver trovato quello che stavo cercando, una storia che raccontava lo stesso paradosso occidentale, ma al contrario.
Nel 2012, durante il mio primo sopralluogo in Mauritania, ho visitato le maggiori città in cerca di giovani donne e ragazze che mi raccontassero la propria esperienza. Ero già a caccia della protagonista e poco prima di ripartire ho conosciuto Verida. Il suo nome significa “unica”, e per me lo è davvero. Possedeva quello sguardo luminoso e speciale che stavo cercando, e aveva vissuto quella stessa esperienza che volevo raccontare nel film. Durante i successivi tre sopralluoghi, tra il 2016 e il 2018, ci siamo conosciute meglio, nonostante la difficoltà della lingua. Verida vive a Nouakchott, la capitale del Paese, che è un ponte tra il Maghreb e l’Africa nera. Un universo a sé, diversa da qualsiasi altra città di un continente con il quale ho un profondo legame. Mia nonna infatti è nata in Algeria, mio padre in Tunisia, mio fratello in Egitto, e io stessa ho passato parte della mia infanzia in Marocco e Congo. IL CORPO DELLA SPOSA – FLESH OUT è stato scritto sulla base delle esperienze di Verida e delle tante ragazze che ho incontrato. Volevo fare un film che potesse restituire la complessità di un fenomeno così poco conosciuto come il gavage, delle tante realtà ad esso legate (il dreg dreg, le fat farm, lo sbiancamento della pelle, i divorzi multipli, ecc…) e di una società molto diversificata, stratificata e difficile da penetrare come quella mauritana.
La Mauritania nel mio film funziona come un “altrove”, in opposizione al mondo da cui provengo e vivo, e tuttavia, nella sua paradossale inversione di una serie di rapporti, si trasforma in uno specchio che mostra il modo distorto in cui il corpo delle donne viene sempre percepito.