titolo originale:
Ride
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
Andrea Bonini, Massimiliano Margaglio
produttore:
Andrea Occhipinti, Fabio Guaglione, Fabio Resinaro, Guia Invernizzi Cuminetti, Stefano Parasiliti
produzione:
Lucky Red, Mercurio Domina, TimVision, in assocazione con Viris, con il sostegno di Trentino Film Commission
distribuzione:
Lucky Red [Italia], Pictureworks [Bangladesh], Pictureworks [Bhutan], Bravos Pictures [Cina], Movement Pictures [Corea del Sud], Falcon Films [Egitto], Falcon Films [Emirati Arabi Uniti], KSM [Germania], A.K. Company [Giappone], Pictureworks [India], Falcon Films [Libano], Pictureworks [Maldive], Pictureworks [Nepal], Pictureworks [Pakistan], Pictureworks [Sri Lanka], Gravitas Ventures [Stati Uniti], AV-Jet [Taiwan]
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2018
durata:
102'
formato:
colore
uscito il:
06/09/2018
premi e festival:
Max (Lorenzo Richelmy) e Kyle (Ludovic Hughes) sono due riders acrobatici. Quando ricevono l'invito a partecipare a una misteriosa gara di downhill con in palio 250.000$, accettano senza esitazione per poi scoprire - ormai troppo tardi - di doversi spingere oltre i limiti delle loro possibilità fisiche e psicologiche. Quella che affronteranno sarà una corsa estrema per la sopravvivenza.
NOTE DI REGIA:
La sceneggiatura di Ride è stata scritta con l'intento di fondere diversi linguaggi narrativi. L'idea di base è quella di sfruttare il tipico linguaggio dei film cosiddetti Found Footage, quelli cioè, in cui non esiste un narratore esterno che guida il racconto ma tutta la narrazione avviene attraverso dei filmati girati dai personaggi stessi. Ci piaceva mostrare l'immaginario dei filmati sportivi, tipicamente girati dagli atleti stessi con Action-Cam, calandolo però in una solida struttura narrativa di genere. Questo tipo di linguaggio sportivo e d'azione si sgancia per la prima volta dal contenitore documentaristico per mettersi al servizio di una narrazione cinematografica. Il mix di Thriller-Azione-Sportivo, raccontato attraverso un linguaggio in prima persona, con i personaggi che diventano i principali punti di vista della narrazione, ci è da subito sembrato originale è ancora intentato. La difficoltà principale è stata quella di riuscire a strutturare il film con i vincoli che il Found-Footage impone. Il rischio era quello di forzare eccessivamente gli eventi affinché i personaggi potessero raccontare visivamente quello di cui avevamo bisogno. Ma siamo riusciti a creare un contenitore narrativo che giustificasse questo meccanismo. Abbiamo, infatti, deciso di raccontare la storia di due giovani atleti di sport estremi, due personaggi che rappresentano appieno il modo in cui le nuove generazioni gestiscono i social media, condividono la loro vita e le loro imprese sportive quasi in diretta costantemente. È quindi più che credibile che, quando i due protagonisti vengono coinvolti nella pericolosissima competizione organizzata da una misteriosa organizzazione, filmino ogni istante della gara. Questa forte motivazione dei personaggi, che accettano e, anzi, desiderano che tutto quello che accade venga filmato, ci ha consentito di strutturare una narrazione che potesse procedere attraverso tutte le tipiche fasi del viaggio dell'eroe. Abbiamo anche deciso di fare in modo che l'organizzazione segreta che gestisce la gara fosse una sorta di metafora di "Grande Fratello", che attraverso la capacità di infiltrarsi nella rete, nei profili social, nei dispositivi dei concorrenti, fosse anche in grado di fornirci ulteriori elementi per raccontare i personaggi. La storia in generale, di fatto, è metafora dell’ormai diffusa idea “dell’apparire per esistere”. I nostri protagonisti sono apparentemente personaggi "ribelli" che rifiutano il sistema e vivono la loro vita 'adrelinica' sempre sul confine della legalità. Ma, alla fine capiamo che sono le prime vittime del sistema, perché ne hanno bisogno proprio per sentirsi oppositori dello stesso.