titolo originale:
Cloro
titolo internazionale:
Chlorine
regia di:
cast:
Sara Serraiocco, Piera Degli Esposti, Giorgio Colangeli, Ivan Franek, Anatol Sassi, Andrea Vergoni, Chiara Romano, Pina Bellano, Mario Massari, Anna Preda Anisoara, Sofia Ranalli, Guido Maiorano, Andrea D’Aurelio, Maria Antonietta Bafile
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
produttore:
produzione:
Asmara Films, Ang Film, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, in associazione con Banca del Fucino, con il sostegno di Regione Lazio
distribuzione:
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2015
durata:
94'
formato:
colore
uscito il:
12/03/2015
premi e festival:
Jenny ha 17 anni e un sogno: diventare una campionessa di nuoto sincronizzato, dove eccelle nel doppio sincro in coppia con la sua amica Flavia.
La sua vita spensierata di adolescente a Ostia, sul litorale romano, viene scossa dalla morte improvvisa della madre. Con suo padre Alfio e il fratellino Fabrizio è costretta a trasferirsi in un paesino di poche anime nel cuore della Maiella, terra d’origine di Alfio. Il padre è in un forte stato depressivo, nei mesi precedenti ha perso il lavoro e la casa di Ostia se l’è ripresa la banca. Lo zio Tondino li ospita in una vecchia baita di montagna, nei pressi di un albergo con un impianto di skilift e una pista da sci.
Jenny è costretta a trovarsi un impiego come cameriera all’hotel Splendor e a rinunciare al diploma. Quando scopre che l’hotel ha una piscina, decide di rischiare e di andarci di notte ad allenarsi.
Quando le condizioni di suo padre si aggravano lo zio lo trasferisce in un’antica badia gestita da una confraternita di preti, affinché si prendano cura di lui. Jenny rimane sola a occuparsi del fratello e vede il suo sogno allontanarsi ogni giorno di più, il bambino come l’ostacolo alla sua libertà.
Una notte durante l’allenamento Jenny viene sorpresa in piscina dal custode dell’albergo, Ivan. Nascerà tra i due una relazione fatta di incontri notturni.
Quando finalmente lo zio accetta di prendere con sé il piccolo Fabrizio Jenny riparte per Ostia, anche se ormai si separa a fatica dal fratello, quel bambino che mal sopportava. Una volta giunta davanti alla sua piscina osserva le compagne allenarsi e si accorge che ormai quel mondo è lontano da lei. Rappresenta un’adolescenza che non le appartiene più. A quello spazio confinato preferirà nuotare libera, in uno spazio indefinito, nel mare.
NOTE DI REGIA:
Un inverno di qualche anno fa ho visto una ragazza che mi sembrava troppo giovane
per essere una madre, trascinare un bambino per il colletto della giacca verso la fermata
dell’autobus. Il bambino si dimenava scalciando nel vuoto mentre urlava a squarciagola
tutta la sua rabbia. Solo qualche frammento di vita, non saprò mai cosa è successo prima
né quello che succederà a quei due. Questa scena si svolgeva in una stazione sciistica,
proprio sotto la partenza della teleferica. Perché non hanno gli scarponi ai piedi o gli sci
in mano? Sul momento fu il mio unico pensiero.
Dalla necessità di capire quella scena nasce Jenny. Una ragazza cresciuta in piscina che
sogna di diventare una campionessa di nuoto sincronizzato. Quando però gli avvenimenti
sconvolgono il destino della sua famiglia, Jenny si deve fare carico di un fratellino ancora
piccolo e del padre malato. A quel punto i sogni da adolescente entrano in conflitto con
le responsabilità di una precoce vita da adulta.
I luoghi della storia disegnano una sorta di geografia sociale e sono strettamente collegati
al percorso della famiglia di Jenny. Arrivano da Ostia, la spiaggia di Roma, luogo deputato
alle vacanze, al piacere. Si ritrovano poi catapultati in montagna, circondati da neve.
Non una stazione sciistica alla moda, ma un picco desolato nell’Appennino, nel mezzo
dell’Abruzzo. Sono senza soldi eppure fanno il percorso inverso rispetto alle migrazioni
del ‘900, spesso partite dall’Abruzzo in cerca di una vita migliore. La distanza fra Ostia
e Passo San Leonardo rende questi luoghi scollegati tra loro, due dimensioni spaziali: il
posto del presente, quello dove ci si trova, e il posto dove si vorrebbe essere, sono alla
base della dicotomia sogno-realtà di Jenny.
In questa cornice prendiamo in prestito gli occhi di Jenny per vagare nella sua nuova vita.
La scuola abbandonata per un lavoro. Un padre malato che non cela dietro ad uno sguardo
sfuggente una voglia di vivere che non ha più. Un fratello più piccolo di cui occuparsi. Una
piscina usata di nascosto per alimentare il suo sogno. Un uomo che la capisce meglio di
quanto lei stessa creda. In mezzo a tutto questo alla fine ci accorgiamo che la riflessione
è un’altra, che la storia mette in luce il rapporto di Jenny con il fratello. Fratello dal quale
Jenny sembra prima voler sfuggire, ma che si rivela l’affetto primario attraverso il quale
la ragazza completa la sua crescita di donna.
Cloro vuole anche essere una riflessione sul senso del destino. Sul fatto che basta un
leggero colpo di vento per dare il via ad una serie di conseguenze che spazzano le nostre
sicurezze forzandoci ad adattarci a una nuova realtà, a prospettive diverse o anche al
perderle del tutto.
Per questo quando Jenny sente che le stanno sfilando via il suo sogno e che si ritrova
a vivere la vita di un’altra, lei non ci sta. Sembra volersi riprendere ciò che le è stato
tolto, ma forse più semplicemente si ribella alla perdita della sua adolescenza. Di quella
gioventù le rimarrà sulla pelle l’odore del cloro, l’odore dei suoi sogni.