Caina (opera prima)

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Caina

Caina

titolo originale:

Caina

cast:

sceneggiatura:

Stefano Amatucci, Davide Morganti

costumi:

musica:

Vito Ranucci

paese:

Italia

anno:

2016

durata:

75'

formato:

colore

uscito il:

28/05/2018

premi e festival:

  • Italian Film Festival Cardiff 2018
  • International Film Festival of Uruguay 2017: Competencia Nuevos Realizadores
  • Tallinn Black Nights Film Festival 2016: First Features Competition
  • Rec Tarragona Internacional Film Festival 2016
  • Off the Wall Expanded 2016-2017: Across the Line
  • Clam International Film Festival 2017
  • FEST – New Directors 2017
  • Ischia film festival 2017: Concorso - Migliore fotografia
  • Paris Lift-off Global Network 2017 – In Concorso - Miglior film
  • Sidney Lift-off Global Network 2017 - In Concorso

“Caina” in passato era una killer su commissione, uccideva con freddezza e agiva con disprezzo, era specializzata nell’ammazzare gli extracomunitari, perché il suo è un animo xenofobo, violento e con un odio viscerale per tutto ciò che non appartiene alla sua lingua, alla sua razza e soprattutto alla sua religione: incarna infatti i luoghi comuni e le paure di chi ha una rozza visone dell'Islam. Ora “ Caina” passa le sue notti in spiaggia dove fa un mestiere particolare, la “trovacadaveri”: il suo compito è quello di raccogliere tutti i corpi annegati degli extracomunitari che dall’Africa cercano di arrivare in Italia e che il mare riversa sulla riva: sente i morti parlare, avere paura, lamentarsi, ne ascolta le sofferenze, le angosce , le delusioni. I cadaveri arenati vengono smaltiti sciogliendoli nel cemento in un centro di smaltimento statale. Lei guadagna 15 al lordo, su ogni annegato. Nahiri, tunisino, anche lui fa il “trovacadaveri”, ma è abusivo. Insieme ad un gruppo di immigrati irregolari, per sopravvivere, vanno in giro rubando dalle rive i cadaveri degli immigrati, vendendoli sottobanco al centro di smaltimento grazie alla connivenza della sua dirigente, l’anziana signora Ziviello, che opera nel malaffare. La signora Ziviello è un Eichmann al femminile, ma ancora più mediocre, un donna che rende, attraverso la burocrazia, ordinario anche l'orrore, l'incredibile, la disperazione di chi muore. La merce è difficile da recuperare, così gli abusivi decidono di annegare a mare quelli che arrivano vivi. Nahiri non ci sta e abbandona il gruppo offrendosi di lavorare per “Caina” sottomettendosi a essa. Si scrutano diffidenti, si annusano come belve.