Come le Tartarughe (opera prima)

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Come le Tartarughe

Come le Tartarughe

titolo originale:

Come le Tartarughe

titolo internazionale:

Like Turtles

regia di:

montaggio:

produttore:

paese:

Italia

anno:

2022

durata:

82'

formato:

colore

uscito il:

24/08/2023

Daniele, Lisa, Sveva e Paolo, una famiglia borghese apparentemente perfetta.
Un giorno il marito svuota l'armadio e va via.
L' armadio vuoto, diventa per Lisa, il luogo ideale dove rifugiarsi ed elaborare la separazione.
Sveva la figlia quindicenne, fa di tutto per tirarla fuori, non accettando il comportamento bizzarro della madre e l'assenza inspiegabile per lei, del padre.
Daniele non tornerà a casa, ma Lisa riuscirà, grazie all'amore dei suoi figli e a una forza ritrovata, a compiere il primo passo per il superamento del dolore.

NOTE DI REGIA:
Il mio film è partito con un’immagine: un armadio vuoto.
Ho pensato se una donna, travolta da un dolore non sostenibile e inaspettato, avrebbe potuto ficcarcisi dentro.
E ho sorriso.
Le immagini dentro l'armadio si sono subito delineate, le ante come occhi, cosa sarebbe filtrato dalle sue fessure.
E al contrario cosa avrei mostrato del suo interno.
E questa è la parte “surreale” del mio film, con riprese non classiche, con un armadio costruito con pareti mobili, spiando la protagonista mentre nasconde il suo stato d’animo senza colore, attraverso camicette colorate.
E la possibilità di soffermarsi su rumori, cigolii, tocchi all'armadio.
L'armadio diventa un personaggio, assiste e accoglie, si illumina e si spegne, all’interno e all’esterno, una volta finita la sua missione, può anche morire.
Attorno all'armadio, la casa, e una storia da raccontare in maniera quanto più classica possibile, seppur in una unità di luogo.
L'impianto teatrale è inevitabile. Oltre che legato alla mia esperienza di ballerina prima, e di attrice dopo, cercando di mettere a fuoco uno stile che dia valore alla composizione dell’inquadratura, in cui non ci sia troppo spazio per la ripresa improvvisata.
Mi piace alternare immagini degli attori con immagini di cose materiali, soprammobili, la porta dell’armadio che diventa un confessionale.
La camera a mano è usata per seguire i personaggi in movimento in corridoio o in strada, invece immagini ferme e quadrate nelle camere.
Le inquadrature “teatrali” sono alternate a primi piani stretti in momenti particolari, scambi confidenziali, sguardi.
Dal punto di vista visivo il film avrà un approccio realista al racconto, anche nei momenti più surreali.
In ogni caso, come sempre, la prima (e unica) regola che mi do è, fare le cose molto seriamente, ma senza prendersi mai troppo sul serio. Non vorrei indugiare mai troppo sul dolore, sul dramma.
Farlo sentire e percepire, ma levare lo sguardo da esso un attimo prima piuttosto che un attimo dopo.