titolo originale:
Mon Clochard
regia di:
sceneggiatura:
Marta Bedeschi
fotografia:
montaggio:
scenografia:
Giampietro Huber
costumi:
musica:
produttore:
produzione:
Articolture, Sayonara Film, Combo Produzioni, Manufactoryproductions, in collaborazione con Noi Giovani, con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission
paese:
Italia
anno:
2018
durata:
16'
formato:
colore
aspect ratio:
2.35:1
status:
Pronto (01/10/2018)
premi e festival:
Davide è un insegnante frustrato e abitudinario che vive con la moglie e il figlio in un tranquillo condominio di periferia, la cui vita è fatta di giorni tutti uguali.
Quando un misterioso clochard viene accolto nel cortile del condominio da uno dei vicini di Davide, gli altri condomini cominciano a prendersi cura in ogni modo dell’uomo, che senza dire una parola sembra instillare in loro qualcosa che a somiglia molto alla vera felicità. In tutti ma non in Davide, che, troppo attaccato alle sue misere abitudini, diffida di lui e inizia a covare un odio crescente, fino a cercare di sbarazzarsene, ma invano.
Quando la battaglia sembra ormai persa, tuttavia, la scomparsa improvvisa del clochard avrà effetti inaspettati.
NOTE DI REGIA:
Davide Mandelli abita in periferia, in un classico condominio, da cui esce fisicamente per far la spesa e andare al lavoro, ma in realtà è intrappolato all’interno di quel microcosmo. Vediamo evolvere questa sensazione claustrofobica parallelamente alla sua ossessione. Quando fa la sua comparsa il clochard, accolto con amore inspiegabile dagli altri condomini, realtà e finzione si mescolano: come possono i vicini far entrare uno sconosciuto in casa? Sono forse sotto l’influenza di un qualche incantesimo?
La solitudine è un’altra protagonista della storia; il senzatetto trovato dai vicini davanti al condominio è avvolto dalla solitudine, ma il nostro protagonista lo è ancora di più. Davide si accorgerà troppo tardi di non essere mai stato cosi vicino al non essere solo con l’arrivo del clochard. La sua anonima vita, che scorreva quotidiana¬mente senza troppe difficoltà, non potrà più tornare come prima. Gli stati d’animo sembrano paradossalmente rovesciati: la rabbia che Davide prova per il senzatetto è essenzialmente “positiva”; è un’emozione autentica che infatti lo porterà alla comprensione. L’amore idealizzato ma magico dei vicini lo percepisco “negativo”: è un sentimento effimero. Il punto di vista privilegiato sarà sempre quello di Davide; il nostro protagonista è ossessionato e noi cercheremo di sviscerare questa fissazione, saremo quindi sempre al suo fianco. Non mi interessa descrivere gli avvenimenti della storia come un passante che casualmente si trova di fronte al condominio, lo spettatore si trova all’interno. Ed ecco che le situazioni che ad un occhio distratto ed esterno potrebbero sembrano assurde diventano per noi, e viceversa, la normalità, anche se straniante.