titolo originale:
Fortezza
titolo internazionale:
Fortress
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
musica:
Andrea Pandolfo
produzione:
Associazione Sangue Giusto, CPA - Centro Produzione Audiovisivi Università degli Studi Roma Tre, con il supporto della Regione Lazio
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2019
durata:
70'
formato:
colore
premi e festival:
Interamente girato all’interno della Casa di Reclusione di Civitavecchia, con protagonisti e co-autori i detenuti stessi, Fortezza è la rilettura di uno dei più importanti romanzi del ‘900: Il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
Tre soldati giungono in un presidio militare solitario e ormai privo di ogni funzione difensiva.
Qui il tempo è fermo e scandito da rigidi regolamenti, dinamiche di potere, ozii e abitudini radicate. Nell’attesa vana di un nemico che non verrà, i militari si consumano tra il bisogno di dare un senso alla loro permanenza e la resistenza
all’attrazione che questo luogo opera su di loro.
NOTE DI REGIA:
Aggirare il muro. Trasformare la limitazione in stimolo. Utilizzare il vincolo come spinta creativa. Questo il lavoro costante in carcere. Questa la scelta cinematografica. Girare un film in un luogo vincolato da restrizioni obbliga a ripensare il tempo e lo spazio della ripresa, il tempo e lo spazio dei dialoghi, il tempo e lo spazio del silenzio, il tempo e lo spazio del vuoto.
Spesso proprio la difficoltà di adattamento a questa nuova percezione della realtà crea nei detenuti squilibri emotivi e identitari. La malattia del carcere. Il malessere. Quel morbo che rode ma che lega, tanto da rendere poi inconcepibile la
vita all’esterno.
La ricerca della libertà interiore è nella scoperta della possibilità che un tempo dilatato permette all’anima. A questa è giunto Marco, uno dei detenuti protagonisti del film: “Qui il tempo non corre. Qui il tempo è spazio per te stesso. Per
guardarti dentro. Per scrollarti di dosso quello che il tempo ti ha appiccicato addosso e che non eri tu veramente, mentre scorre…”.
Alcuni soldati restano nella Fortezza liberi. Alcuni soldati escono dalla Fortezza prigionieri. Sbarre negli occhi, nelle gambe, nella testa. Gabbiani che volano alti ma fanno il nido nelle crepe delle mura. Perfetta metafora dell’istituzione penitenziaria, la narrazione del film documenta la condizione carceraria, tra
rassegnazione e speranza di riscatto. Fortezza è un presidio militare, un carcere, un luogo dell’anima.