Giuseppe Mazzini, dopo quarant'anni di esilio, è a Pisa, nella casa degli amici che lo ospitano sotto falso nome, seduto alla scrivania. Solo. La malattia che lo affligge peggiora ora dopo ora, è allo stremo delle forze, sa che il tempo a sua disposizione sta volgendo al termine. Questo stato fisico ed emotivo lo conduce in un vortice di ricordi. Inizia a scrivere: gesto per lui consueto, che nell'ultima ora si ammanta del colore più intimo e personale , quello delle emozioni. L'infanzia, la terra, la politica, gli ideali, i rimorsi, le parole non dette, l'amore. Per la prima volta l'uomo Mazzini può levarsi la maschera del politico, dell'uomo forte e temerario, dell'uomo in nero che non rideva mai, ed essere Giuseppe, solo e semplicemente Giuseppe. Gli ultimi pensieri di un gigante che ha camminato con i giganti, la riflessione, la confessione, in un ultimo gesto poetico: una lettera d'amore. Intrisa di quell'intimità della commozione che rende fragilmente nudi, ma meravigliosamente umani.