Angelo bianco (opera prima)

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Angelo bianco

Angelo bianco

titolo originale:

Angelo bianco

cast:

Salvatore Tarullo, Alfonso Monaco, Riccardo Pastore, Gaetano Sgambati, Alfonso Rubini

sceneggiatura:

fotografia:

montaggio:

produttore:

paese:

Italia

anno:

2020

durata:

118'

formato:

colore

premi e festival:

  • Fuorinorma. La Via Neosperimentale del Cinema Italiano 2020: Panorama

In un paese del Sud Italia, al confine tra Campania e Lucania, un barone ridotto in miseria, nel suo palazzo fatiscente, cerca di dare ordine agli eventi: cosa è accaduto negli ultimi anni? Come è iniziata la crisi, ormai irreversibile, del suo mondo rurale? Tutto sembra essere cominciato con la scomparsa di una donna durante uno spettacolo di magia, e con la sua ricerca da parte dell’anziano marito, il signor Tarullo, a sua volta sparito.
Le memorie del barone si innestano su quelle dello stesso Tarullo e sul suo tentativo di ritrovare la donna amata, su quelle di un padre e di un figlio, che cercano di sopravvivere alla fine, e su quelli di un investigatore incaricato di venire a capo della vicenda; mentre tutt’intorno si agitano deliri di potere sempre più meschini da parte di microscopici organismi statali, che ritengono i maghi portatori di rovina.
Le storie e le memorie si stratificano e si compenetrano tra loro, fino a condurre al collasso politico e temporale di quel mondo magico, che sbiadisce in un abisso memoriale indistinto e trascolora in una fuga sotterranea, nel tempo. Qui, forse, sarà possibile ritrovarsi.

NOTE DI REGIA:
Girato nel corso di cinque anni, dal 2014 al 2019, Angelo Bianco nasce inizialmente con l’intento paradocumentaristico di rimettere in scena la storia vera del suo protagonista, Salvatore Tarullo, anziano vedovo, cantante dilettante e poeta, e del terribile lutto che lo ha colpito. La ricerca della moglie, le serenate, la convinzione che tutto sia legato a uno spettacolo di magia: è tutto ricostruito, rimesso in scena con attori non professionisti, eppure reale. Reali, soprattutto, sono le affezioni e i ricordi del protagonista, nel ruolo di se stesso, ma anche degli altri attori, molti dei quali rimettono in scena il loro vissuto, in uno sforzo di scrittura collettiva.
Il fatto è che, a metà delle riprese del film, le affezioni sono giunte a un tale livello di intensità che il suo protagonista, proprio come previsto dalla sceneggiatura per il personaggio, si è tolto la vita. Angelo Bianco, dopo una lunga pausa di commossa riflessione, è stato riscritto e rivisto, i suoi personaggi ricollocati in un contesto diverso, si è apparentato con altre storie, preferendo mantenere un pudico riserbo sulla morte del suo protagonista, facendone l’eroe di un programma radicale di sparizione dal mondo, di sottrazione e clandestinità come modi della resistenza politica di un mondo che non esiste più. Il film è così divenuto una cronaca più ampia sulla memoria, su strati di ricordi soggettivi che affondano in un terreno comune e condiviso, in una coscienza diffusa e impersonale che è nel tempo ma fuori dalla storia. I riferimenti di metodo sono innumerevoli, da Henri Bergson a Ernesto De Martino, da Guido Morselli a Werner Herzog: ma ciò che ha orientato tutto il lavoro sono state soprattutto le affezioni vissute dai suoi personaggi e da me, con una cura particolare per l’ambiente sonoro. Angelo Bianco vorrebbe infatti essere soprattutto un assordante film d’amore.