titolo originale:
Gino & Friends, eroi per la città
regia di:
sceneggiatura:
Valentino Grassetti
fotografia:
montaggio:
scenografia:
Rodolfo Broccolini
musica:
produttore:
produzione:
Combo International, Bartlebyfilm, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Marche Film Commission
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2025
durata:
91'
formato:
colore
status:
Pronto (17/04/2025)
genere:
animazione
Gino è un piccolo coccodrillo che vive da sempre lungo le sponde del Tevere. Gli altri animali che abitano il fiume però, non avendo mai visto niente di simile, lo percepiscono come un estraneo. Tranne Thomas, un gabbiano strampalato che gli è amico e lo accetta senza alcuna diffidenza. Gino però soffre di crisi d’identità, così Thomas lo accompagna da Ofelia, una saggia civetta che potrebbe aiutarlo. Mentre sono alla ricerca di Ofelia, Gino, Thomas e Claire, una gatta sinuosa quanto selvatica, scoprono casualmente un terribile piano ordito da Willow, il crudele capo dei ratti. Willow ha infatti dichiarato guerra agli umani, considerati dai topi i loro nemici naturali. I tre, aiutati da alcuni Grandi animali dello zoo di Roma, decidono di fermare Willow, imbattendosi così in un’avventura tra action e humor che vedrà il fallimento del piano di Willow e la salvezza degli umani. Durante la storia Gino incontrerà altri coccodrilli, risolvendo così la sua crisi d’identità. Ora che è un’eroe, gli animali del fiume non vedono più Gino come un estraneo, ma come un grande amico.
NOTE DI REGIA:
Gino nasce da un’idea di Valentino Grassetti e Firminio Pasquali. Valentino poi ha scritto la sceneggiatura. Quando mi è stato proposto di dirigere Gino and Friends ho pensato che non sarebbe stato un progetto semplice; la sceneggiatura non era ancora definitiva, ma illustrava già una storia ricca di personaggi e di situazioni complicate e il budget a disposizione non era elevato, allo stesso tempo, però, mi affascinava l’idea di mettere in scena un racconto che aveva come narrazione classica il suo tratto distintivo.
Da qui la scelta di disegnare il cartone con la classica tecnica 2D. Mi piaceva l’idea di omaggiare l’animazione più classica con uno stile che, a mio avviso, si sposa meglio con l’architettura di questa storia. Una tecnica che comunque rispecchia anche le mie preferenze e il mio background professionale.
Per trovare le soluzioni ottimali, con Valentino abbiamo rimaneggiato la sceneggiatura più volte, ma alla fine siamo riusciti a trovare quell’equilibrio che volevamo, rimaneggiando, aggiungendo situazioni o tagliando quelle superflue e ovviamente lavorando molto sui dialoghi. In merito alla messa in scena, ho provato a raccontare la storia nel modo più leggibile possibile, così da essere fruito da una più ampia fascia di pubblico, dai più piccoli ai più grandi.
Gino è un coccodrillo catapultato in un mondo solitamente estraneo alla sua specie, un animale considerato una sorta di alieno dalle altre specie che popolano il fiume e per questo visto con diffidenza. A tal proposito, al di là dell’avventura, Gino and Friends vuole anche affrontare il tema dell’accettazione del diverso, o per meglio dire, dello straniero.
Ma questo aspetto non è mai sottolineato a tal punto da essere didascalico; la storia è raccontata in modo leggero e soprattutto con humor, lasciando allo spettatore, se vuole, la possibilità di cogliere il messaggio seguendo le vicende del film.
La storia è ambientata a Roma, con il fiume Tevere come denominatore comune della vita degli animali e il
susseguirsi delle vicende. Al di là di alcuni scorci più classici, è stato divertente inserire alcuni dettagli che qualcuno potrebbe cogliere, come ad esempio ambientare la casa di Gino all’interno di un barcone noto ai romani, il Tiber II, un barcone spiaggiato sulle sponde del fiume durante una piena del 2008. Da non molto è stato rimosso, ma è stato lì per diversi anni e i romani
l’avevano ribattezzato il Titanic di Roma.
I cattivi sono i topi, in eterno contrasto con gli umani, ma in questo caso anche con le altre specie. Ma di topi antagonisti ne abbiamo visti tanti, quindi il rischio era di banalizzare la figura del “villain”. Per questo ho cercato di lavorare sui dettagli in modo da caratterizzare al meglio i cattivi. Ispirandomi quindi ad alcune icone del cinema e dello spettacolo che nel corso degli anni mi hanno colpito, ecco che i topi indossano comuni oggetti di scarto che utilizzano come sorta di armatura, che nella mia idea (per chi lo vuol vedere) vuole richiamare in chiave parodistica i predoni di Mad Max. Lo stesso Willow, il capo dei topi, vuole anche essere un velato omaggio ad una delle immagini iconiche di David Bowie, con la cicatrice a forma di fulmine che attraversa il suo occhio. Ma per l’aspetto del cattivone le ispirazioni sono state anche altre, da Arancia meccanica a Marilyn Manson.
Il contributo di Simona Cornacchia al design dei personaggi è stato prezioso per caratterizzare e definire lo stile che avevamo in mente. Stesso riconoscimento vale per Rodolfo Brocchini che ha curato al meglio le scenografie con spiccato senso artistico.
Le musiche originali sono state realizzate da Stefano Switala e Silvia Leonetti, che con il loro talento sono riusciti a massimizzare l’impatto emotivo dei vari momenti del Film.