Michele è un uomo solo, in bilico tra desiderio e condanna. La sua “favela” è il suo rifugio e la sua prigione, ultima salvezza e lenta agonia. Il passato lo perseguita, mentre con un binocolo spia gli “umanoidi”, come in un safari al contrario. Osserva, ma non tocca. Scruta, ma non appartiene. La “favela” è il suo purgatorio: lo tiene in vita, ma lo soffoca. Sogna di portarci una donna, di spezzare la solitudine che lo incatena. Cerca amore tra gli annunci di giornale o nei boschi. Sotto un cielo striato dalle scie chimiche degli aerei e nuvole nere, il suo sguardo sul mondo è lapidario, scandito dalla musica anni ’90 che batte il tempo della sua esistenza. Ogni nota è un ricordo, ogni canzone un battito che resiste, ostinato, nel silenzio.