Cento anni fa iniziava l’Impresa di Fiume di Gabriele d’Annunzio. Il Poeta alla testa di 3.500 soldati ribelli prende la città istriana per “completare il Risorgimento” e presto giovani da tutta Italia si uniscono a lui. Ma il governo italiano non può accettare un simile colpo di mano e minaccia subito un intervento armato.
Il Poeta non si fa intimidire e porta avanti un «esperimento rivoluzionario» che – nelle parole di Giordano Bruno Guerri – «anticipa di cinquant’anni il 1968». È un’avventura rocambolesca in cui d’Annunzio crea uno stato dedicato a sé stesso: si sperimenta con le droghe, la sessualità e l’arte, creando un contesto anarchico e apertamente contrario ai valori borghesi dell’epoca.
C’è anche un lato oscuro: d’Annunzio sobilla le masse con un’estetica politica nuova, fatta di discorsi dal balcone, parate, canti e slogan. È un apparato propagandistico che Mussolini copierà e impiegherà per il suo proprio successo politico.