titolo originale:
Odresitev za zacetnike
titolo internazionale:
Family Therapy
regia di:
cast:
Mila Bezjak, Aliocha Schneider, Marko Mandic, Katarina Stegnar, Kristoffer Joner, Jure Henigman, Matija Vastl, Judita Frankovic Brdar, Ana Djuric – Konstrakta
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
Ivana Fumic
scenografia:
Tajana Canic Stankovic
costumi:
Gilda Venturini, Dubravka Skvrce
musica:
Primoz Hladnik, Boris Benko
produttore:
produzione:
Monoo, Incipit Film, Wolfgang i Dolly, Living Pictures, Incitus Films, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Slovenian Film Centre, VIBA, RTV Slovenia, Film Center Serbia, Filmcraft Rogaland, Mediefondet Zepyr, Filmcamp, Croatian Audiovisual Center, Friuli Venezia Giulia Film Commission
distribuzione:
paese:
Slovenia/Italia/Croazia/Serbia/Norvegia
anno:
2024
durata:
120'
formato:
colore
uscito il:
28/01/2025
premi e festival:
Il film è una satira visionaria e al tempo stesso commovente che esplora le dinamiche di una famiglia apparentemente perfetta, messa a soqquadro dall’arrivo di un giovane estraneo, Julien, interpretato da Aliocha Schneider.
L’iperprotettività soffocante della madre Olivia (Katarina Stegnar) nei confronti della figlia Agata (Mila Bezjak), i sogni del padre Aleksandr (Mirko Mandić) di fuggire dalla realtà attraverso viaggi nello spazio e il misterioso segreto nascosto sotto la parrucca di Agata sono al centro di una storia che scava con delicatezza e ironia nei legami familiari.
NOTE DI REGIA:
Quando ero bambina, la nostra auto si incendiò in mezzo alla strada. Da questo ricordo d’infanzia, e dalle auto in transito, è nato Family Therapy. Nel mezzo del caos e della paura, un’altra auto passa accanto a quella bruciata: lucida, nuova, con una famiglia che sembra perfetta e che decide di non fermarsi a prestare aiuto. Chi sono queste persone che scelgono di non fermarsi? Il film ruota intorno a loro, ma non si interroga solo sulle loro azioni; indaga anche le ragioni che stanno dietro alle loro decisioni. Hanno paura di affrontare la propria vulnerabilità o si tratta di un’indifferenza appresa, sintomo di una condizione sociale più ampia?