titolo originale:
Noi siamo Alitalia - Storia di un paese che non sa più volare
titolo internazionale:
We are Alitalia - History of a country that no longer knows how to fly
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
musica:
produttore:
produzione:
Own Air, Associazione Culturale Ticto
paese:
Italia
anno:
2022
durata:
93'
formato:
colore
status:
Pronto (22/05/2022)
Noi siamo Alitalia - Storia di un paese che non sa più volare (vincitore del Premio speciale “Cinema e Lavoro” dei Nastri d’Argento) è un film documentario indipendente, terzo capitolo di un complesso di tre opere cinematografiche denominato Trilogia del lavoro: Tutti giù per aria – L’aereo di carta del 2009, regia di Francesco Cordio (sulla vertenza Alitalia del 2008) e Suicidio Italia – Storie di estrema dignità, regia di Filippo Soldi del 2012 (sui suicidi di imprenditori causati dalla crisi del 2012), vincitore del Globo d’Oro come migliore documentario nel 2013.
Note di regia
«Quando Alessandro mi ha proposto un documentario su Alitalia, credo di avere sbuffato: “Ancora con
questi privilegiati?”. Poi, per liberarmi della sua insistenza, mi sono sforzato di capire. Non tutto, almeno
qualcosa, anche solo per motivare il mio “no”. Acquisivo consapevolezza che il fatto di non avere capito
niente era stato perfettamente funzionale alla mia adesione alla “narrazione dei privilegiati”. La mia “non
comprensione” era stata la rotella di un meccanismo. E più mi sforzavo di capire, più quella narrazione, che
oggi non esito a definire “criminale”, si sfaldava. Non restava niente, e da quel vuoto mi apparivano solo i
volti di chi, quella vicenda, l’ha vissuta dall’interno. Mi arrivavano le loro voci, la loro disperazione sempre
dignitosa, i loro sguardi. Mi arrivava l’amore che, nonostante tutto, ancora usciva dalle loro parole. Amore
per cosa? Amore per un’azienda che non era solo un’azienda, ma era anche un mito. Perché quel sogno è
finito? Era necessaria la sua fine? Era inevitabile? Vorrei che questo lavoro facesse fare a tutti il cammino
che mi ha costretto a fare e a tutti dicesse: “fermati, cerca, prima di tutto, di liberarti di quello che ti hanno
raccontato, cerca di capire. Poi il tuo pensiero potrà formarsi, ma, a quel punto, potrà farlo davvero con
tutta la libertà che alla tua persona spetta di diritto”. Insomma, si tratta solo di capire. Se poi cercare di
capire significa essere rivoluzionari... E va be’, lo saremo»