Amen (opera prima)

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Amen

Amen

titolo originale:

Amen

regia di:

sceneggiatura:

fotografia:

scenografia:

costumi:

produzione:

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2023

durata:

89'

formato:

colore

status:

Pronto (22/06/2023)

premi e festival:

In un casolare di campagna fermo nel tempo, vive una famiglia estremamente religiosa, di quelle cristiane che seguono alla lettera le Scritture del Vecchio Testamento. Le tre figlie non hanno mai abbandonato la proprietà spinte da rispetto, dovere e sotto l’egida di un padre padrone e una nonna dogmatica.
Vivono di poco: l’orto e i campi permettono alla famiglia di sfamarsi e commerciare il minimo durante il mercato paesano. Il padre, Armando, ha abituate tutte a non chiedere più del dovuto. Sara, delle tre figlie, è la maggiore, quella più legata agli studi religiosi e per questo mistica. In armonia con la terra che coltiva e in contatto diretto con la sua parte emozionale e spirituale, è la figlia preferita. Ester è la più disinibita e reazionaria, vorrebbe vedere che c’è oltre la vallata ed è alla continua ricerca della sfida. L’educazione religiosa e sociale è affidata a nonna Paolina, che guida la piccola Miriam e le due sorelle in un Cammino stretto e difficile, prevedendo e augurandosi la Salvezza per le nipoti. Le lezioni sono infinte ed estenuanti, le preghiere dolorose, le imposizioni non poche. Il momento comune della Confessione è forse il più importante tra le attività della giornata: la chiude e ne conserva gli aspetti per cui fare ammenda. Le tre sorelle, infatti, sono costrette a rivelare ogni loro azione e pensiero recondito.
Intanto da pochi giorni è arrivato misteriosamente al casolare Primo, un altro nipote di Paolina. Armando lo mal sopporta, teme per il contatto con le figlie e lo utilizza nei lavori più duri. A lui non è concesso né di dormire in casa, né di mangiare al tavolo con la famiglia. A causa di questo innesto inizia un conflitto collerico ma silenzioso tra la madre e il figlio: Paolina è convinta di poterlo redimere, Armando invece vorrebbe usare il suo fucile e scacciarlo come normalmente fa con i lupi. Nello stesso tempo, le ragazze, per la prima volta, scoprono il viso e il corpo di un giovane maschio che, giorno dopo giorno, osservano curiose. Le sensazioni e le decisioni che le tre sorelle avranno e prenderanno su Primo, cambieranno per sempre la loro vita.

NOTE DI REGIA:
Sono sempre stato affascinato dal concetto di limite. Nel corso degli anni poi, ho maturato che fosse più di una fascinazione, ma addirittura una vera ossessione. Amen nasce dal caso che, nel periodo successivo alla reclusione e alla limitazione comune, scoprissi un luogo (il casolare delle riprese), che per me rappresentava allo stesso tempo il ricordo della felicità e quello dei divieti. Nei giorni successivi a quella scoperta, non riuscivo a non tornare continuamente a quella sensazione. Ho impiegato poco meno di due settimane per scrivere una sceneggiatura che non esisteva, e che non era mai esistita in forma di soggetto. Esattamente 28 giorni dopo aver visto il casolare, ero sul set e iniziavo a girare come fossimo dentro una Comune, con un gruppo di amici che voleva sperimentare con me il concetto di limite. Tirando le somme sono stati 45 giorni in stato di trans, come se la vita potesse temporeggiare, e appunto, si fosse fermata ad aspettare la mia mossa. Nei pressi di Roma avevo scoperto un luogo che mi catapultava nella percezione dell’infanzia, nel passaggio tra quella e l adolescenza, mentre mangiavo fichi e attendevo il primo pomeriggio, in attesa che gli zii, i genitori e i cugini si svegliassero dalla siestasiesta. Un casolare che assomigliava tremendamente a quello dei miei nonni con i quali trascorrevo i tre mesi estivi sulla costa laziale. Una volta in quel luogo, ho usato l’intuito e maneggiato la materia che avevo a disposizione. Cercavo di formare gli oggetti reali che trovavo, per arrivare ad una deformazione nella psicologia dei personaggi, senza paura di raccontarli, estremizzandoli lì dove potessero diventare paradigmatici. Ognuno dei sei componenti della famiglia avrebbe dovuto declinare in maniera diversa il tema, condizionato a sua volta dal limite del suo superiore, giocando in una scala gerarchica costruita sull’anzianità e sul senso di colpa religiosa che contraddistingue questi nuclei. Creato il campo di gioco, ho lanciato gli attori in un recinto e ho chiesto loro di diventare una famiglia. Li ho osservati; li ho prima indotti attraverso la suggestione e poi li ho lasciati liberi. Dopo i primi giorni di riprese, mi sono accorto di poter contare totalmente su di loro. Soprattutto con le tre sorelle, avevo sviluppato una volontà nascosta agli altri del gruppo, di vedere dopo potevo arrivare sfuggendo al controllo degli adulti. E’ stato emozionante. A quel punto mi sono lasciato condurre in un mondo atemporale che speravo esistesse. Non penso che il processo di questo film abbia avuto una creazione canonica e penso ancor meno che possa essere replicabile all’interno dell’industria cinematografica. Però era esattamente quello di cui avevo bisogno per iniziare. Volevo fortissimamente toccare e sporcarmi con la terra di quel casolare e lavarmi nella vasca familiare messa dentro un ex mangiatoia per cavalli. Guardando al risultato finale sono grato per il processo in toto: se Amen esiste, lo deve ad una serie di fortunate e sensibili conseguenze.