titolo originale:
Gorgona
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
produttore:
produzione:
No Permits Produktions, GraffitiDoc, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte
distribuzione:
paese:
Italia / USA
anno:
2022
durata:
91'
formato:
colore
uscito il:
06/10/2023
premi e festival:
L’isola-carcere Gorgona, a 19 miglia da Livorno, è l'ultima colonia penale agricola d’Europa. Su questo fazzoletto di terra una novantina di detenuti intraprendono un percorso rieducativo basato sul lavoro, dalla cura del bestiame alle attività nei campi. Il film Gorgona è un'immersione senza veli nella vita di cinque di questi uomini, in un mondo lontano da tutto, dove la bellezza avvolge, come un sudario, i delitti e il dolore degli uomini.
Note di regia
Da ragazzino mi trovavo su una piccola barca a vela durante una libecciata. La pala
del timone si ruppe quando eravamo a poche miglia da Gorgona. Via radio
chiedemmo l’autorizzazione di accedere al porticciolo per verificare l'avaria ed
aspettare che il vento si calmasse. Eravamo l'unica barca nel porticciolo,
trattandosi di un'isola carcere il cui accesso è severamente vietato alle
imbarcazioni da diporto. Seduto nel pozzetto della barca guardavo i campi della
valle antistante con questi puntini - i detenuti 'liberi' dell'isola - che con tanto di
forche e pale, lavoravano la terra. Quella notte non riuscii a dormire. Temevo che
uno di questi uomini potesse salire a bordo della nostra barchetta e ucciderci tutti.
Molti anni dopo, lessi un articolo sulla Gorgona "Carcere a Cinque Stelle". Ero
curioso di tornarci su quell'isola, da adulto... e da regista. Mi era rimasto quel vivido
ricordo di paura e “timore del detenuto”. L’idea di tornare su quell’isola per girare
un documentario rappresentava per me un modo di confrontare quella paura.
Al termine del primo sopralluogo di 10 giorni effettuato nel 2017, ho scoperto che
su quest’isola remota esiste un “mondo parallelo” unico e sorprendente.
Non essendoci negozi, né ristoranti, né cellulari, né macchine, né motorini, è come
se il tempo si fosse fermato. Il mio lavoro è stato quello di osservare con la
telecamera, con pazienza e perseveranza, il comportamento umano che avveniva
di fronte a me. Il mio tentativo è stato quello di “portare lo spettatore sull’isola”
per realizzare un racconto corale, senza un inizio o una fine, ma a seguire il ciclico ripetersi di attività lavorative “primitive”, nei campi, nelle stalle, nel forno, sulle
strade sterrate…
Osservare innanzitutto il lavoro di questi uomini, che in questo contesto carcerario,
assume un’importanza monumentale.