Il lavoro sono io

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Il lavoro sono io

Il lavoro sono io

titolo originale:

Il lavoro sono io

titolo internazionale:

The job is me

cast:

Ugo Veronese, Loris Lazzarini, Loreno Lazzarini, Diletta Cigolini, Emilia Laugelli

fotografia:

montaggio:

produttore:

produzione:

paese:

Italia

anno:

2023

durata:

52'

formato:

colore

status:

Pronto (04/12/2023)

Il documentario racconta la storia di due imprenditori: Ugo, Amministratore Delegato di un’azienda ereditata dal padre che oggi conta 80 dipendenti e Loris, proprietario di una piccola azienda artigiana fondata dal nonno. Due uomini che hanno vissuto la crisi della propria azienda come una perdita identitaria e che, schiacciati dalla vergogna e dal senso di colpa, hanno pensato al suicidio. Tanto da rivolgersi all’apposito numero verde nato per scongiurare gesti estremi. Dieci anni dopo Loris e Ugo ancora combattono perché, giusto o sbagliato che sia, “il lavoro sono io”.

Note di regia

Era da poco passato il 2012. Sui giornali e dai notiziari rimbalzavano storie di imprenditori morti suicidi, uno dopo l’altro e proprio “a casa nostra”. Ci chiedevamo come fosse possibile che il Veneto, una delle regioni considerate tra le più operose d’Italia, un luogo dove la presenza di imprese familiari aveva costruito un tessuto economico tra i più ricchi d’Europa, la cosiddetta locomotiva del Nord-Est, ora stesse deragliando.
Per capirne di più, partendo dalle notizie di cronaca, ci siamo immersi nella ricerca sul campo, recandoci presso il servizio Inoltre, un numero verde di emergenza dedicato agli imprenditori in crisi che minacciavano di suicidarsi. Per giorni ci siamo confrontati con il pool di psicologi che accoglievano le telefonate d’aiuto degli imprenditori o dei loro familiari; ci siamo addentrati nelle dinamiche di persone immerse nel buio di una crisi senza via d’uscita. Attraverso il supporto di Inoltre abbiamo capito come l’imprenditore, trovandosi solo e schiacciato dal peso della vergogna del fallimento, decideva allo stremo di farla finita. Questo è stato il primo germe del nostro film.
Grazie al rapporto di fiducia che si era instaurato, il team di psicologi ci ha presentato, tra i molti, Ugo e Loris. Le conversazioni con loro sono avvenute in ufficio o tra i camion fermi nei piazzali delle aziende. Spesso eravamo interrotti da telefonate di lavoro. Seppur tra mille difficoltà pian piano ci hanno raccontato il loro vissuto più intimo. Dalle radici familiari della loro attività, al rapporto d’amicizia con i dipendenti storici, dalle prime avvisaglie della crisi alle difficoltà umane dovute alla distruzione dei rapporti familiari.
Ma in quel momento anche il nostro film ha subito un brusco stop a causa della carenza di finanziamenti. Loris e Ugo non sono stati sorpresi, anzi hanno compreso fin troppo bene cosa volesse dire non avere più risorse Così ci siamo salutati. Ma era un arrivederci e non un addio. Un arrivederci durato quasi dieci anni in cui, con Ugo e Loris, ci siamo tenuti sempre in contatto.
Quando finalmente siamo tornati da loro non c’era più lo spirito di scoperta di tanti anni prima, ma tutti e quattro sentivamo di avere qualcosa di incompiuto da portare a termine.
Con una troupe ristretta e flessibile, in grado di modificare rapidamente i programmi siamo stati in grado di carpire i loro momenti di solitudine fatti di sale riunioni deserte, magazzini vuoti, sguardi persi. E poi gli attimi, i piccoli gesti, come l’ultimo sguardo alle telecamere di sicurezza o l’ultimo momento di lavoro prima di spegnere la luce, chiudere l’azienda e immergersi in quei paesaggi di zone industriali che Ugo e Loris hanno tutti i giorni come sfondo alla lora vita lavorativa. Ecco, per questa solitudine abbiamo cercato delle immagini più lente ed una fotografia notturna. Uno spazio in cui poter ripensare alle parole di Ugo e Loris, un momento di respiro per cercare di capirne un po’ di più.