Stolen moments

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Stolen moments

Stolen moments

titolo originale:

Stolen moments

cast:

Nicola Nocella, Antonella Carone, Paolo Sassanelli, Michele Sinisi, Franco Ferrante, Barbara Monetti, Pierluigi Patimo, Luigi Moretti, Roberto Pitta, Antonio Lanera, Gaia Pesce, Giorgio Consoli, Virginia Boccardi, Paolo Emanuele Quaranta, Maria Pia Autorino, Elena Cascino, Lucia Zotti, Pupi Avati

sceneggiatura:

paese:

Italia

anno:

2024

durata:

90'

formato:

colore

status:

Pronto (22/04/2024)

premi e festival:

1971.
In una docu-fiction con veri attori e finte interviste raccontiamo SABINO, giovane pugliese amante del Jazz, che con il cugino Michele e con Pasquale, giocatore d’azzardo - entrambi di Bari vecchia - apre a Torino un jazz club, lo Stolen Moments, in uno dei famigerati capannoni destinati alle famiglie degli emigrati del Sud: e facendolo porta cultura e musica, senza volerlo, al posto del degrado.
A loro si uniscono altri amici, tutti pugliesi ed entusiasti.
Dopo i primi problemi il locale decolla: una scommessa vinta in anni difficili e in una terra ostile. Ma non tutto, purtroppo, andrà secondo i piani.

Note di regia

Stolen Moments è prevalentemente un film di fiction ma che include anche sequenze di repertorio reali, che ci fanno riflettere su se e come ciò che viene raccontato è realmente accaduto; ciò assieme ad interviste ‘false’ con personaggi riconoscibili del film stesso oggi invecchiati, che raccontano il protagonista Sabino (mai esistito nella realtà) e le loro vicende; tutto questo viene tenuto assieme dal grande narratore, Pupi Avati, intervistato da un immaginario programma televisivo in cerca della storia della settimana.
Le sequenze di repertorio, alle quali è difficile credere pur essendo assolutamente reali, provengono dallo storico AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico), e dall’Archivio del Cinema di Impresa di Ivrea, che fa capo al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Stolen Moments appartiene quindi ad un genere cinematografico difficile da codificare: ne sono pochi gli esempi (il più celebre è ‘Zelig’ di Woody Allen): il suo linguaggio è infatti la ricostruzione dei fatti narrati come ci ha abituato la Televisione con le inchieste giornalistiche, soltanto che qui sarà difficile distinguere il vero dal falso: una riflessione sulla necessità e sulla concretezza dl vero, in tempi in cui le immagini della realtà possono essere manipolate e create artificialmente in ogni modo.
Inutile dire che l’obiettivo del film è quello, sottile, di giocare con i generi e con lo spettatore più smaliziato, per far sì che si esca dalla sala o dalla visione chiedendosi ‘ma quello che ho visto è accaduto veramente?’, una domanda ormai perfettamente legittima di questi tempi.
Un crossover di generi cinematografici e televisivi fin troppo codificati, ormai irrimediabilmente parte del circo mediatico, che farà credere - speriamo – ciò che non è stato, con un velo di nostalgia per il passato e una riflessione sul senso della comunicazione e della realtà attuali, talvolta ricorrendo al dichiaratamente falso e accompagnando il tutto con una storia di persone e di sogni, fatta di luci ed ombre, che ci farà tornare indietro nel tempo, in un’epoca (gli anni settanta) piena di pro e di contro, al ritmo di una colonna sonora jazz.