titolo originale:
Tutti i cani muoiono soli
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
produttore:
produzione:
Ang Film, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Regione Sardegna
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2023
formato:
colore
status:
In postproduzione (08/03/2023)
premi e festival:
Rudi è un tipo sulla sessantina, basso, tarchiato, ben pettinati, due occhi da pantera nella penombra, le mani grosse, la pelle indurita dagli anni e dal vento. Rudi è un piccolo criminale di quartiere in una piccola città. Ha conosciuto la galera, si potrebbe dire che per anni entrava ed usciva di galera per reati minori, ma ora è vecchio, sta al posto suo, dà fastidio solo a chi può, sta attento. Rudi sa che ormai è tardi per costruire qualcosa, per sperare in una vita che abbia la parvenza della normalità. Gestisce un piccolo racket e si occupa lui stesso di recuperare i crediti, non è un capo e neppure ha mai avuto l'ambizione di diventarlo, prende i suoi soldi, controlla che nessuno abbia da lamentarsi, che nessuno faccia l'infame, si fa rispettare. Ogni tanto si fa aiutare da Pietrone, uno del suo giro, un uomo enorme che non brilla per intelligenza ma eccelle in lealtà e quando c'è da menare. Ma meglio stare soli, pensa Rudi, solo sta bene, lavora meglio, vive meglio. Per questo ha scelto di vivere in una casetta isolata nel litorale di Platamona. Variamente popolato d'estate, abbandonato e vuoto d'inverno, Platamona è lo scenario straniante in cui Rudi si rifugia alla ricerca di isolamento da un mondo che con lui non è stato generoso, nascosto e lontano dalla città teatro delle sue malefatte. E poi a Platamona c'è il mare, il suo odore, il suo rumore, i suoi movimenti, che sembrano voler seguire gli stati d'animo del protagonista.
Come ti vedono ti trattano, pensa Rudi, per questo ci tiene a presentarsi bene, a farsi vedere a posto. Rudi parla solo quando deve, lui di cose ne sa, e più cose sai, più ti devi fare gli affari tuoi, per questo a Rudi non piacciono le chiacchiere da bar: al bar si va a bere o a giocare. Non si fida di nessuno e sa che nessuno si fida di lui.
Quello che Rudi non sa, è che le cose che ti lasci alle spalle, a volte ti raggiungono, si aggrappano a te, ti investono.
Rudi non vede Susanna da due anni. E scopre che la sua ex moglie è morta da qualche tempo, e sua figlia, ospite di un istituto, ha chiesto di lui. Susanna, ha 29 anni ed è su una sedia a rotelle. Rudi si stupisce di vederla in quello stato, è evidente che Rudi non è stato un gran padre. È altrettanto evidente che Susanna è malata, una malattia degenerativa che la consuma giorno dopo giorno e non la rende autosufficiente.
Combattuto, debole, insicuro come non gli è mai sembrato di essere, Rudi decide di aiutare la figlia, e la prende con sé. Questa è l'ultima occasione per fare qualcosa di buono nella sua vita, per fare qualcosa che conta davvero. Non è mai stata una sua priorità, non ne ha mai sentito il bisogno, eppure adesso sente che non c’è niente di più importante. L'ultima occasione, il desiderio elementare di un riscatto, di redenzione.
Ed ecco il destino. Da una parte c'è la malattia di Susanna, che sprofonderà i protagonisti in una odissea in bilico tra la speranza di un miglioramento e la mano ferma della realtà, spietata, inarrestabile.
Dall’altra parte c’è Franco. La variabile, l'imprevedibile. Nel nostro film è difficile dire chi sia buono o chi sia cattivo, come nella vita si è buoni o cattivi a seconda delle circostanze. Così Rudi, padre in cerca di riconoscimento, chiede dei soldi a Franco per un affare, ma decide di non restituirli. Franco è un pesce piccolo, piccolissimo, e Rudi è convinto di potersi permettere questa stravaganza. A maggior ragione se ne convince con l’arrivo di Susanna: sua figlia deve avere tutte le attenzioni, e le migliori cure, non è certo il momento di ridare i soldi a quel fesso di Franco. E così, il nostro antagonista, l’uomo che turberà la vita di Rudi, quanto e forse più della malattia di Susanna, è in realtà la vittima di una piccola truffa ordita da Rudi. Una di quelle piccole truffe tra criminali, dove nessuno si sognerebbe mai di rivolgersi alla polizia, e tutti si muovono accorti come in una partita di scacchi, in attesa di scoccare il colpo. Rudi ignorerà Franco e le sue richieste ma, come abbiamo detto, in questo film tutto torna, compreso Franco.
Il rapporto tra Rudi e Susanna è inizialmente conflittuale. Rudi si rende conto che fatica a considerare un'altra esistenza al suo fianco, è un solitario Rudi, abituato a vivere solo per sé stesso. Inizia a sentirsi invaso, a percepire con fastidio la presenza di Susanna, una donna con una sua volontà e con un carattere spigoloso. Susanna con lui è dura, lo conosce, pensa che non cambierà mai e non lo perdona per averla abbandonata e per l'egoismo che ha mostrato sempre. Anni di malattia e le speranze giovanili andate progressivamente in frantumi hanno reso Susanna cinica, portatrice dell'ironia disincantata di chi non ha paura degli altri, e ha imparato, troppo presto, come vanno le cose. È l'unica che sembra non temere Rudi, è l'unica che gli dice in faccia quello che pensa. In fondo sua figlia ha ragione: Rudi è un egoista, e non cambierà mai. Vivere insieme è difficile, e dopo pochi giorni sembra impossibile.
Le feste natalizie fanno da sfondo alla discesa negli inferi del protagonista, che del Natale neppure si accorge. Eppure le feste cittadine non passano inosservate, un misto tutto popolare tra sacro e profano, che Sassari vive divisa tra le celebrazioni religiose e la tipica mascherata consumistica che addobba la città di luci rosse e babbi natale. La malattia di Susanna peggiora di colpo. Dopo lunghi giorni d’ospedale, Susanna torna a casa, ma non è più la stessa. Ora è passiva, scoraggiata, consapevole e depressa. Non vuole morire ma sa di non avere possibilità, una sorta di resa. Rudi rassicura Susanna per rassicurare sé stesso, non è in grado di capire la situazione che sta vivendo, ne è investito, e di fronte a un fatto del genere è completamente disarmato. Forte nel suo mondo, è debole, indifeso nella vita che gli tocca di fare ora. In questa nuova situazione perde l'orientamento: i suoi modi, le sue conoscenze, sono inadeguate ad affrontare il problema. Trascura la sua vita, la perde di vista. Ed è in questo momento che Franco si ripresenta più forte, e deciso a farsi rispettare. Ma, in un film come questo, l’ambientazione e il paesaggio diventano personaggi al pari di quelli in carne e ossa. “TUTTI I CANI MUOIONO SOLI” è un film invernale, che presenta una Sardegna inedita, urbana, fredda e inospitale. La città di Tutti i cani muoiono soli si distende in uno spazio urbano che va dalle periferie anonime, teatri della maggior parte degli affari di Rudi,fino a trovare il suo centro narrativo nel litorale di Platamona e nel suo mare scuro. Platamona, “non luogo” straniante e turistico d'estate (un turismo tutto interno), e vuoto d’inverno.
La storia si articola per tagli rapidi in un tempo conchiuso di quattro mesi (da Novembre a Febbraio) con al centro le festività natalizie. La narrazione “tempo chiuso” è a tratti, necessariamente ellittica. Racconteremo sprazzi della vita del protagonista, entrando nella sua intimità attraverso il racconto di un sogno ricorrente, emblema e manifestazione delle sue paure, quei timori che non avrai mai il coraggio di confessare a nessuno. che ci raccontano sprazzi di vita dei personaggi. Tutto muove e ruota intorno alla voglia di riscatto di Rudi. È lui il motore principale dell'azione, lui che vuole giocarsi l'ultima occasione che la vita gli regala per fare qualcosa di buono.
Nel rappresentare la sofferenza e i sentimenti di questi personaggi, c’è la volontà di estendere la loro anima e di mostrarla all’umanità intera, quell’umanità da cui non si può fuggire, che sembra inseguirli in ogni anfratto dei loro pensieri, che lì perseguita presentandogli il conto delle loro sfortune e della loro inadeguatezza, che li giudica ad ogni passo.
Nel trasporre al cinema questa storia, che riflette il mutamento etico e violento della nostra terra, in bilico tra un passato ancora vivo e un futuro incerto e confuso, si usa un linguaggio asciutto e preciso, alla ricerca della potenza d'immagine che il cinema è in grado di offrire, ma sempre al 5 servizio della storia. Una storia calata nel reale, dunque, ma raccontata attraverso una partitura visiva che si sviluppa cercando in primis di seguire il sentimento della storia nel suo vorticoso altalenarsi, senza privarsi della bellezza estetica, dello stupore fotografico dei paesaggi, ma rinunciando in partenza alla messa in scena barocca della violenza. Un racconto onesto, che alla ricerca della forza visuale, abbina il dramma esistenziale, la tragedia di matrice shakespeariana e un intreccio puntuale e inflessibile di pulsioni, generosità ed egoismo, violenza, sangue, vitalità e morte. Lo farà senza giudicare, perché se è vero che il cinema deve raccontare il mondo, il nostro, di mondo, non ha né buoni né cattivi, ma solo uomini e donne perennemente alle prese con l'esistenza che gli è toccato di vivere. E ci stupisce sempre che, per quanto quest'esistenza possa essere terribile e dolorosa, ognuno di noi ne resti attaccato, con quell'istinto animale, che ci fa essere ineluttabilmente parte della terra.
NOTE DI REGIA:
Nel trasporre al cinema questa storia, che riflette il mutamento etico e violento della nostra terra, in bilico tra un passato ancora vivo e un futuro incerto e confuso, si usa un linguaggio asciutto e preciso, alla ricerca della potenza d'immagine che il cinema è in grado di offrire, ma sempre al servizio della storia. Una storia calata nel reale, dunque, ma raccontata attraverso una partitura visiva che si sviluppa cercando in primis di seguire il sentimento della storia nel suo vorticoso altalenarsi, senza privarsi della bellezza estetica, dello stupore fotografico dei paesaggi, ma rinunciando in partenza alla messa in scena barocca della violenza. Un racconto onesto, che alla ricerca della forza visuale, abbina il dramma esistenziale, la tragedia di matrice shakespeariana e un intreccio puntuale e inflessibile di pulsioni, generosità ed egoismo, violenza, sangue, vitalità e morte. Lo farà, o cercherà di farlo senza giudicare, perché se è vero che il cinema deve raccontare il mondo, il nostro, di mondo, non ha né buoni né cattivi, ma solo uomini e donne perennemente alle prese con l'esistenza che gli è toccato di vivere. E ci stupisce sempre che, per quanto quest'esistenza possa essere terribile e dolorosa, ognuno di noi ne resti attaccato, con quell'istinto animale, che ci fa essere ineluttabilmente parte della terra.