La figlia del bosco

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La figlia del bosco

La figlia del bosco

titolo originale:

La figlia del bosco

regia di:

cast:

Davide Lo Coco, Giorgia Palmucci, Giulia Malavasi, Angela Potenzano

sceneggiatura:

scenografia:

David Natale

paese:

Italia

anno:

2024

durata:

80'

formato:

colore

status:

Pronto (20/09/2024)

Al termine di una battuta di caccia in un bosco sconosciuto, Bruno perde l’orientamento smarrendo inspiegabilmente la via del ritorno.
Tuttavia, al calar della notte, l’inquietante canto di una donna attira la sua attenzione conducendolo nei pressi di una casa nascosta tra gli alberi.

NOTE DI REGIA:
Il film “La Figlia del Bosco”, dietro il proprio immaginario tipico del genere horror/psicologico, nasconde una chiara denuncia di natura ambientalista volta a colpevolizzare l’uomo per ogni suo atteggiamento profanatorio o irrispettoso nei confronti del bosco.
La regia, sin dai primi minuti, mira a rendere straniante ogni elemento in scena, alternando campi lunghi desolati dove è la natura a prendere il sopravvento sull’uomo, a campi decisamente più ristretti, claustrofobici, provando ad enfatizzare la sensazione di sentirsi in trappola.
La straziante solitudine del protagonista infatti, è un altro aspetto dominante che troverà respiro solo grazie a qualche fortuito incontro disseminato nell’arco della vicenda.
La fotografia, che negli spazi esterni predilige e valorizza l’aspetto naturalistico dell’ambiente, si concede più di una libertà negli interni notturni, ricostruendo una palette cromatica a tratti fiabesca, composta da sfumature di colore che vanno dall’arancione al viola.
Menzione a parte invece per il suono e la colonna sonora, che rivestono un altro elemento centrale del film. Percussioni, note di violino stridenti, gemiti, cori di streghe e suoni ambientali sempre dettagliati, contribuiscono a rendere l’atmosfera ancora più sinistra e insidiosa, inculcando nello spettatore una costante sensazione di pericolo.
In conclusione, il linguaggio artistico e registico dell’autore, strizza chiaramente l’occhio a produzioni e autori internazionali di stampo americano e scandinavo, provando a reinventare il genere o comunque ad esplorare nuove frontiere dell’orrore psicologico.