titolo originale:
Fuori dal mondo - Vivere all'Asinara
regia di:
cast:
Enrico Mereu, Filomena Ruiu, Fabrizio Corbelli, Rinaldo Schirru, Iolanda Mereu, Domenica Mereu, Angela Mereu, Maria Mereu, Anastasia Mereu, Giuseppe Mereu, Arianna Mereu, Debora Mereu, Roberta Dessi, Gianluca Corbelli, Jacopo Giorgioni, Angelo Giorgioni, Anna Giorgioni, Samuel Mereu, Lorenzo Mura, Antonello Pinna, Francesco Mereu, Antonio Mereu, Francesca Mereu
fotografia:
montaggio:
musica:
produttore:
produzione:
paese:
Italia
anno:
2024
durata:
83'
formato:
colore
status:
Pronto (08/11/2024)
Oggi pressoché disabitata, l'isola è stato un carcere di massima sicurezza per oltre un secolo,
quindi inaccessibile. Dopo la chiusura del penitenziario, nel 1997, Enrico Mereu e la moglie
decidono di rimanere sull’isola mentre tutte le altre famiglie del personale penitenziario se ne
vanno. Da quel momento in poi Mereu si è dedicato alla scultura, arte che ha scoperto di
avere naturalmente da bambino e ha deciso di non utilizzare altra materia che i tronchi
incastrati sugli scogli e restituiti dal mare alla terraferma. Sono ormai oltre 25 anni che
scolpisce questi ossi induriti dal sale e le sue sculture hanno viaggiato per la Sardegna, per
l'Italia e perfino in Europa.
I suoi cinque figli e quattro nipoti vivono in Sardegna, ma Enrico non riesce a lasciare il suo
paradiso. Sono loro che periodicamente vanno a trovare i genitori sull’isola, luogo della loro
infanzia che ricordano con amore e malinconia.
Purtroppo, la progressiva apertura dell'isola sta trasformando questo luogo dell’anima e la
logica del profitto ne minaccia l'equilibrio sottile che l'isolamento ha invece permesso di
preservare.
La vicinanza con i condannati è stata per Enrico un'esperienza fondamentale e oggi che il
carcere è una sorta di museo gli aneddoti sono innumerevoli: nomi e storie che s'intrecciano
in una trama di angosce e confidenze scambiate con amici che periodicamente lo vanno a
trovare. È proprio dal carcere che Enrico ha imparato che un uomo ha sempre una seconda
possibilità, proprio come un tronco che galleggia per anni prima di spiaggiarsi nella caletta
giusta. È allora che va lavorato e va fatto subito. L'immagine va fissata o si perderà.
Ad ogni colpo di scalpello si rinnova una scelta del tutto contraria alla direzione del mondo
globalizzato. Si rinnova la sfida di un uomo fuori dal mondo.
Note di regia
Il corpo di Enrico è il mio strumento di esplorazione privilegiato e, contemporaneamente, è
l'unità di misura del mondo che lo circonda. Le sue mani, in particolare, sono gli strumenti
che immortalano le sue emozioni in scultura, ma sono anche il punto di contatto tra
l'universo e l'essere umano. La mia camera ha dunque un rapporto stretto con la sua
espressione fisica.
In alcuni momenti lascio che si allontani dall'obiettivo, per valorizzare la dimensione del
silenzio e per contestualizzare nella maestosità del mare e del cielo. Enrico è quel tipo di
persona che parla con gli elementi naturali. Trovo adorabile il suo monologo interiore e lo
metto in evidenza evitando la dialettica domanda/risposta. I suoi gesti, non solo quelli della
scultura, costituiscono un linguaggio ulteriore e una sorta di trama musicale.
Enrico non è un eremita: insieme a sua moglie ha cresciuto figli e nipoti sull'isola. La famiglia è
cruciale nell'armonia che vive, di conseguenza, la mia camera si pone spesso all'interno.
Lo sfondo che ospita questa vicenda è eccezionale e filmo in piccola scala (i piccoli insetti, le
piante e i fiori che Enrico mi mostra continuamente) così come in grande scala (i droni
percorrono il carcere vuoto, sorvolano il faro, i cavalli al galoppo e le scogliere durante la
tempesta). Insieme ad Enrico, pensiamo subito che sia ideale filmare la sua attività in stagioni
diverse, perché il paesaggio (interiore ed esteriore) cambia molto.
Penso ovviamente a un documentario più moderno e meno “messo in scena” de “L'uomo di
Aran” di Flaherty, ma non nascondo che ho avuto voglia di rivedere il film dopo aver
conosciuto Enrico e l'Asinara.