Cosa rimane quando il mare si muove

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Cosa rimane quando il mare si muove

Cosa rimane quando il mare si muove

titolo originale:

Cosa rimane quando il mare si muove

titolo internazionale:

What remains when the sea moves

sceneggiatura:

fotografia:

paese:

Italia

anno:

2025

durata:

64'

formato:

colore

status:

In postproduzione (05/03/2025)

Come ogni anno, in Sardegna, i forti venti di maestrale e le prime piogge di settembre e ottobre, spazzano via la bella stagione. Insieme a lei spariscono chioschi, ombrelloni, sedie sdraio, canoe, tavole da surf, creme solari, barchette, spiaggine. Il mare si ingrossa, le mareggiate si fanno violente, l’aria si rinfresca, le sedie in plastica vengono accatastate nei chioschi in legno a ridosso delle spiagge, i tavolini all’aperto vengono rimossi. Studiosi e volontari provano a incollare i frammenti sparpagliati qua e là da un turismo che diventa sempre più massivo. Il mare prova a riprendere ciò che gli appartiene, per quel breve tempo in cui glielo concediamo. Tutto diventa più intimo, privato, raccolto.
Cosa rimane quando il mare si muove, è un film che inizia quando il mare si muove, alla fine della stagione estiva, e termina quando il mare si calma e i turisti tornano ad affacciarsi sulle coste. Un film sui sogni e le aspettative, le promesse mancate, il futuro incerto di una classe di lavoratori su cui la politica ha caricato il peso di una intera economia.
Le immagini ci raccontano il mare in quest’intervallo temporale, lontano dai riflettori che d’estate si accendono sull’isola. I formati si mescolano quasi a voler confondere lo spazio specifico e il tempo storico in cui ci troviamo.
Cosa rimane quando il mare si muove é il film su un lembo di terra che circonda l’isola, è un film sul lavoro stagionale nel periodo in cui non si lavora, il controcampo dell’estate ma anche il racconto di uno spazio conteso, al confine tra terra e mare.

Note di regia

L’idea di questo film non è nata in un momento preciso, ma fa parte di un percorso di ricerca sui formati, sulle immagini, sugli immaginari e di osservazione dei processi coloniali in alcuni territori periferici.
Da quasi dieci anni, gran parte del mio lavoro si concentra sugli archivi, intesi nel senso più ampio del termine.
Subito dopo il Covid, il turismo di massa pare essere entrato in una nuova fase, ipermediata dalle immagini e dai social media, diventando il principale motore dello sviluppo economico (e spesso della devastazione urbana e paesaggistica), lasciando pesantissime eredità ai territori.
Ci troviamo globalmente a fare i conti con un turismo confuso, sviluppato senza programmazione, senza gestione e senza pianificazione.
Il film è nato in questo contesto, con il desiderio di indagare uno spazio costiero estremamente fragile (la spiaggia), ora che il turismo viene venduto, in alcuni territori, come l’unica via possibile.