Padrone e sotto

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Padrone e sotto

Padrone e sotto

titolo originale:

Padrone e sotto

fotografia:

produzione:

Parallelo 41, Quore Spinato, Napoli Monitor

paese:

Italia

anno:

2025

durata:

100'

formato:

colore

status:

Pronto (24/06/2025)

Padrone e sotto è un film sulle classi subalterne napoletane, il racconto ravvicinato degli sforzi quotidiani e delle aspirazioni di chi non ha potere, denaro, istruzione, né una voce pubblica.
Pur essendo la “questione sociale” un tema onnipresente nel dibattito pubblico, il suo nucleo più profondo – le sue origini, le sue cause – resta un tabù. Essa non è mai considerata nelle sue cause, nei suoi nessi con le strutture di potere, con l’organizzazione sociale ed economica, non diventa mai una questione politica.
Ugo è stato ucciso a quindici anni, mentre tentava di rapinare un Rolex con una pistola giocattolo. Chi indossava l’orologio era un carabiniere – in borghese e fuori servizio – poco più grande di lui. A tre anni dall’omicidio il processo non è ancora cominciato. I familiari e un comitato di appoggio hanno intrapreso una campagna per far luce sulle circostanze della sua morte e per contrastare le calunnie della stampa locale. Sono scesi in piazza con i tanti amici e coetanei di Ugo negli anniversari del suo omicidio, si sono incatenati davanti al tribunale per sollecitare l’inizio del processo, hanno girato l’Italia per raccontare la storia di Ugo e della sua morte. Un grande murale con il volto del ragazzo è comparso in una piazza poco distante dalla casa di famiglia. Ma il comune di Napoli e poi un giudice hanno deciso che quel dipinto è illegale e va cancellato. Per prevenire un intervento della forza pubblica, i familiari hanno infine deciso di passare una mano di vernice sull’immagine del ragazzo, attirando una volta di più l’attenzione sulla sua sorte e sulla condizione dei tanti ragazzi senza futuro che vivono nei quartieri popolari.
Pio è un venticinquenne dei Quartieri Spagnoli. Ci conosciamo da quando era un ragazzino sveglio e irrequieto, poi adolescente istrionico, appassionato di rap e ben inserito tra le comunità straniere del suo quartiere. L’avevamo filmato già all’epoca del nostro primo film, Il segreto. Oggi, che è un giovane lavoratore precario, una rotella nell’ingranaggio dei servizi al turismo di massa che sta rapidamente trasformando il centro storico della città, abbiamo ripreso a seguirlo. Per un periodo è emigrato in una città del nord, ma la durezza del lavoro e la solitudine l’hanno risospinto verso casa. Per due anni ha preparato panini in un pub del centro. Il giorno che ha chiesto al titolare un contratto regolare è stato licenziato. Ora è di nuovo in cerca di lavoro. La sua voglia di vivere si manifesta ancora a sprazzi, ma la strada che lo attende sembra segnata e la fiammella della sua diversità si affievolisce ogni giorno di più.
A metà degli anni Settanta, in una città prostrata dalla disoccupazione e dal colera, i disoccupati napoletani – artigiani in crisi, operai licenziati, emigrati di ritorno – si organizzarono in comitati per reclamare il diritto a un lavoro “stabile e sicuro”. Le forme di lotta sorte in quel periodo vengono continuamente riproposte e aggiornate. Il coordinamento dei disoccupati organizzati conta circa seicento uomini e donne che oggi, dopo una lotta di dieci anni, sembrano finalmente a un passo dall’obiettivo. Ma l’ultima parola non è detta. La partita si gioca ai tavoli istituzionali ma anche nelle strade della città. Attraverso assemblee, cortei e manifestazioni, la storia dei disoccupati viene dal passato ma ci lascia intravedere un futuro, una via d’uscita dallo sfruttamento, dall’isolamento e dalla rassegnazione.