titolo originale:
Bruno e Gina
regia di:
montaggio:
produzione:
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2014
durata:
64'
formato:
colore
uscito il:
08/03/2014
Due ragazzi, due adolescenti innamorati lanciati e travolti nel grande turbine della guerra. Sogni e speranze infranti: una storia come tante altre… Ma lui è il figlio di Benito Mussolini, lei l’ultima famigliare a incontrarlo in vita. Storie appassionanti e drammatiche raccontate con le lettere dei due giovani e con quella che Mussolini scrive al figlio morto.
NOTE DI REGIA:
Diciamolo subito. Io Bruno lo conoscevo da una cinquantina di anni. Da quando, cioè, mio padre mi mise in mano da leggere quello straordinario libro che è e rimane “Parlo con Bruno”: la lettera che Mussolini scrive al figlio nell’indomani della sua inaspettata morte.
All’epoca vendette oltre 100.000 copie e anche noi ne avevamo una in casa. Mi figuro che venisse vissuta come una guida fascista alla elaborazione del lutto: rivolta a chi, come il Duce, aveva perso un figlio in guerra e a chi temeva che questo potesse succedere.
Non dico che ci pensassi spesso, ma certo mi era rimasto dentro quel Bruno.
Merito, mi dicevo, dello stupore e anche della ammirazione per un padre che riesce a dialogare con il figlio non solo oltre la morte ma anche in mezzo a vicende e catastrofi (di cui egli è primariamente responsabile) tanto più grandi…
Ovviamente, invece, non conoscevo nulla di Gina.
L’ho scoperta grazie al bel libro di Festorazzi, dalla cui lettura è nata in effetti l’idea di fare questo film.
Nella mia testa avrebbe dovuto essere una fiction televisiva. Raramente la Storia mette a disposizione vicende tanto forti e tanto personali insieme.
Mussolini incontra la sua futura nuora, ancora bambina, nel momento del potere appena conquistato e non ancora goduto.
La frequenta (o meglio viene frequentato) per molti anni in seguito al matrimonio con Bruno e alla sua tragica morte, la incontra per l’ultima volta poche ore prima di morire a sua volta.
Forse, come dicono molti, le consegna dei segreti e forse proprio a causa di questi segreti Gina morirà traumaticamente poco tempo dopo.
Mi pareva, e mi pare tuttora, che questi tre protagonisti fossero legati da una trama ad essi stessi segreta e inconosciuta ma tuttavia percepita e ubbidita.
Cosa spinge Gina a non fuggire con la sua bambina dalla tragedia che si consuma a Salò? Potrebbe farlo tranquillamente: non ha collusioni con il regime di cui, semmai, è diventata vittima indiretta.
E cosa spinge Bruno che è pure consapevole (come scrive) della fine disastrosa che li aspetta a inseguire il padre sul sogno di un nuovo tipo di aereo? A volte pare che quella costante tristezza che lo accompagna sia la premonizione di quel che non può non accadere.
E Mussolini, il Duce? Sa perfettamente di essere il responsabile della morte (anche) di suo figlio e spesso sembra averla percepita e prevista. Dal giorno della morte di Bruno non sarà (così raccontano) più lo stesso. O forse sarà, finalmente, se stesso.