Vulnerare

titolo originale:

Vulnerare

fotografia:

Federico Marchi, Roberto Biagiotti

scenografia:

Rosa Maria Zito

musica:

Andrea Moscianese

paese:

Italia

anno:

2025

durata:

13'47"

formato:

4K - colore

aspect ratio:

16:9

status:

Pronto (30/09/2024)

premi e festival:

  • Festival of Cinema New York 2025: in Competition - Nomination for Best Experimental/Music Film
  • Festival ¡Viva El Cine! 2025: in Competition
  • First-Time Filmmaker Sessions 2024: Volume 10
  • Paris Lift-Off Film Festival 2024

Siamo in un vecchio carcere pontificio ottocentesco. Nato mentre venivano proclamati tre giorni di lutto per la perdita del cittadino onorario ed eroe nazionale Giuseppe Garibaldi. Dopo due secoli, il carcere viene dismesso e gli ultimi detenuti trasferiti in una moderna struttura penitenziaria. Abbandonato a sé stesso per oltre 30 anni, poco prima della demolizione, come ultima testimonianza, viene abitato da un gruppo di artisti: pittori, fotografi, cineasti, danzatori, musicisti. Questa ‘Urbex Squad’ contemporanea pratica una forma di speleologia creativa, capace di riportare alla luce ‘Organismi Artistici Comunicanti’ che possano rivelare il potente legame che esiste tra la vulnerabilità umana e la forza creativa che risiede in ognuno di noi. È forse un film sull’assurdità dei tempi moderni?

NOTE DI REGIA:
Il progetto filmico VULNERARE si distingue per l’intreccio profondo di conflitti interiori e rivelazioni, in un equilibrio delicato tra dimensione narrativa e potenziale artistico. L’obiettivo è esplorare in modo radicale la relazione tra vulnerabilità e creatività, in un contesto straordinario: un ex carcere ottocentesco abbandonato, spazio reale e simbolico al tempo stesso.
L’ambientazione, intrisa di memoria e sofferenza, diventa personaggio essa stessa, attraversata da un processo di metamorfosi: da luogo di reclusione a fucina di immaginazione. È proprio nella tensione tra la drammaticità del passato e la possibilità di un presente creativo che si radica la struttura del film. L’urgenza narrativa nasce anche dalla consapevolezza che quell’architettura, carica di storia, è destinata alla demolizione: un ultimo atto che richiama il tempo, la perdita, la materia fragile della memoria.
Il racconto si sviluppa attraverso un’alternanza di linguaggi – dramma, mistero, riflessione – e un’intensa componente performativa che mette in gioco il corpo, lo spazio e la parola. Le dinamiche tra arte e realtà si fanno sempre più complesse, fino a un climax in cui è l’arte stessa a rivelarsi come forma estrema di vulnerabilità e, insieme, di resistenza. In questa epifania finale, il cinema diventa specchio dell’umano: fragile, esposto, ma irriducibilmente creativo.
Fondamentale è l’approccio partecipativo e la metodologia di “realtà diretta”, che consente agli interpreti di agire in uno stato di apertura e improvvisazione. Questa pratica restituisce autenticità ai gesti, alle parole, agli sguardi, rendendo ogni scena un territorio vivo in cui l’emozione si manifesta senza mediazioni, arricchendo il tessuto narrativo con una verità disarmante.
VULNERARE è dunque un omaggio al corpo ferito, alla possibilità di trasformare il dolore in creazione, e all’arte come atto vulnerabile e necessario.