Gli uomini di questa città non li conosco

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Gli uomini di questa città non li conosco

titolo originale:

Gli uomini di questa città non li conosco

cast:

Franco Scaldati, Roberto Andò, Letizia Battaglia, Gaspare Cucinella, Mimmo Cuticchio, Emma Dante, Goffredo Fofi, Melino Imparato, Mario Martone, Giuseppe Tornatore, Roberta Torre, Enzo Vetrano, Stefano Randisi

fotografia:

montaggio:

produzione:

Ilapalma-Dreamfilm, Rai Cinema, Compagnia Franco Scaldati, con il sostegno di Regione Sicilia

paese:

Italia

anno:

2015

durata:

115'

formato:

colore

status:

Pronto (29/07/2015)

premi e festival:

La vita e l’opera di Franco Scaldati, una delle figure più significative della seconda metà del novecento europeo che ci ha lasciati nel 2013. Resta nella sua opera l’irripetibile rappresentazione di un’umanità marginale, sconosciuta e ormai scomparsa nella sua essenza. Il suo percorso è stato sinonimo di radicalità e impegno nel farsi portatore di un’idea di teatro lontana dagli schemi tradizionali. Una voce forte, contro l’ipocrisia del “potere”, che affermava: “La bellezza è degli sconfitti. Il futuro non è dei vincitori, è di chi ha la capacità di vivere. E chi ha la capacità di vivere, di essere totalmente se stesso, è inevitabilmente sconfitto. È qui il seme che crea e si traduce in futuro, vita: una sconfitta di straordinaria bellezza. Le facce degli sconfitti, le loro voci, continuano ad esistere. Sono i vincitori che non esisteranno più. Questo è il grande splendore dell’esistenza.” (Franco Scaldati).

NOTE DI REGIA:
Il teatro di Franco Scaldati è uno straordinario esempio di resistenza morale e culturale di fronte alla barbarie che avanza senza tregua. È stato per me un privilegio averlo conosciuto ed essere stato suo amico. Spero con questo mio documentario di contribuire alla conoscenza di un grande poeta e di un grande uomo la cui arte ha tanto da dire a questa nostra generazione confusa e disperatamente sola.
Sono convinto che se non avessi avuto il privilegio di conoscere Franco Scaldati, più di trent’anni fa, il mio cinema sarebbe stato un’altra cosa e, chissà, forse non avrei nemmeno deciso di fare il regista. Conoscevo dalla nascita la terribile bellezza di Palermo e le sue infinite tragedie, ma è stato Franco a farmi scoprire l’anima profonda della nostra città.
Nessuno prima di lui ha raccontato il “sottosuolo” palermitano, nessuno come lui ha rappresentato gli ultimi, gli esclusi, con la sua potenza poetica, reinventando una lingua (il dialetto palermitano) che fino ad allora era stata espressione di una cultura considerata “minore” perché popolare e quindi folkloristica.