titolo originale:
Redemption Song
regia di:
cast:
Cissoko Aboubacar, Ismaila Mbaye, Badara Seck, Paulo Arrudadias, Chico Cesar, Agnese Ricchi, Mario Clefton, Dansoko Samoura, Fode Sory Camara, Ozina Brito, Francoise Kankindi, Bobo Diaw, Cesar Monteiro
sceneggiatura:
Cristina Mantis, Cissoko Aboubacar
montaggio:
musica:
Officina Zoè, Alexandros Hahalis, Ismaila Mbaye, Badara Seck, Omparty, Chico Cesar, Elie Kamano, Darling, Gianfranco Grisi, Nasodoble, Kidida
produttore:
produzione:
Solaria Film, Lago Film, con il contributo del Ministero della Cultura, con il contributo della Regione Lazio
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2015
durata:
71'
formato:
HD - colore
status:
Pronto (01/10/2015)
premi e festival:
Cissoko è un profugo di guerra che arriva in Italia provando in prima persona l’estrema
precarietà di coloro che fuggono verso l’Europa con il miraggio di una vita migliore. La
voglia di contribuire al risveglio della sua gente lo spinge a filmare con una piccola
telecamera i risvolti poco allettanti di un mondo occidentale in crisi dove spesso le
condizioni dei suoi fratelli sono drammaticamente vicine alla schiavitù.
Il suo ritorno in Africa, in Guinea, per proiettare le immagini nelle scuole e nei villaggi, sarà
un costante invito alla cessazione dei conflitti interni e all’affrancamento di se stessi e
della propria terra. Virtualmente accompagnato nel suo viaggio da artisti che rafforzano il
sound emotivo e dal ricordo di Thomas Sankara, dal Senegal di Ilee de Gorée, l’isola della
tratta, Cissoko parte per il Brasile, per i quilombi, a rendere omaggio ai discendenti degli
schiavi che continuano a lottare per i propri diritti e a mantenere vive le loro origini
africane, grazie alla loro unione.
NOTE DI REGIA:
Alla base del documentario c’è il desiderio forte di empatia con l’universo nero che ci
circonda, quello a noi vicino e quello lontano che spesso giunge a noi sulle barche della
disperazione. Attraverso il viaggio a ritroso di Cissoko, il protagonista africano sbarcato
profugo a Lampedusa, è interessante comprendere meglio la difficile realtà dalla quale
partono molti migranti, cosa li muove, le prospettive. Contemporaneamente c’è la voglia
di contribuire a far luce sui falsi paradisi che spesso attendono migliaia di giovani, al di là
delle frontiere sbarrate.
In particolare, il protagonista, dotato di spirito combattivo a difesa dei diritti della sua
gente, desidererebbe “contribuire alla corretta informazione, affinché i leader europei
prendano in piena coscienza le decisioni di estrema importanza, per fermare le guerre, gli
abusi di potere e le violazioni dei diritti umani. Sarebbe necessario che i governanti
africani si sensibilizzassero e cambiassero qualcosa nelle proprie politiche, combattendo
quelle stesse guerre e contemporaneamente le malattie, la miseria e la fame con l’offerta
di nuove possibilità di lavoro, affinché i giovani più validi non si sentano più costretti ad
immigrare con il rischio certo di prove dolorose e pericolose”.
Il protagonista, come è giusto che sia, finisce con il rivolgersi soprattutto ai suoi fratelli, alla
gente comune, con la speranza di contribuire ad aprire loro gli occhi sui fatui paradisi che
spesso li attendono. Il suo obiettivo è spingerli a ritrovare quello scatto d’orgoglio tanto
caro a Sankara - quella speciale forma di “redenzione” che Bob Marley ha affidato ad
una delle sue più celebri canzoni; uno scatto che li spinga a liberarsi delle catene mentali,
a ritrovare un respiro pacifico comune e riappropriarsi della propria terra diminuendo il
fenomeno migratorio che troppo spesso diviene sinonimo di nuova schiavitù.