L’ultima veglia

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L’ultima veglia

L’ultima veglia

titolo originale:

L’ultima veglia

titolo internazionale:

The last vigil

fotografia:

produzione:

paese:

Italia

anno:

2024

durata:

56'

formato:

colore

status:

Pronto (10/02/2024)

premi e festival:

  • 30____70 Doc Fest
  • XVIII Edizione del Festival Internazionale della Cinematografia Sociale “Tulipani di Seta Nera”

Gianni è un uomo di settantatré anni, che da quasi trenta vive in uno stato di isolamento dal mondo esterno. Gianni non è nessuno, ma non è uno qualunque. È il matto del paese, quello a cui i ragazzini urlano dietro e tirano pietre contro la finestra. È l’ultimo in un paese di ultimi. Gianni è anche però un uomo che in decenni di silenzio ha saputo raccogliere le forze per emettere quello che appare un delicato e spezzettato grido alla vita. La particolare intimità del suo racconto si mescola con il distacco di un uomo che sostiene di esser stato solo spettatore della sua vita, rendendo così il suo punto di vista una voce onnisciente che tocca la vita di ognuno di noi.

Note di regia

Il documentario è stato girato con poco più di mille euro, come abbiamo potuto. Penso però che, in questo caso, l’assenza di mezzi ci abbia davvero invitati ad una attenta e importante riflessione sulle intenzioni e sulla profondità del linguaggio, lasciando forse inviolata l’estrema dolcezza dell’ostinata e fragile difesa che il personaggio ha costruito nel corso del tempo. Il segreto che ci portiamo dentro, se immobilizzato da forze maggiori e invisibili, cresce divorandosi tutto, fino a diventare il fine stesso dell’esistenza. Gianni è un uomo anziano che da molti anni ha smesso di comunicare con il mondo, finendo per inoltrarsi in un complesso e incessante dialogo con se stesso. L’ho conosciuto di sfuggita da bambino, quando andavo con mia madre a trovare mia nonna, nel suo piccolo paese in Veneto. È rimasto per tanto tempo una figura simile al vento, che si presentava ripetutamente senza mai definirsi. Si sentivano e si sentono tante voci su di lui, ma appare sempre inafferrabile tra le molte cattiverie e i ritratti parziali. Quando ho deciso di proporgli di raccontare assieme la sua storia non mi sarei aspettato che, alzando d’un colpo il coperchio di una tale pentola a pressione, avrebbe tenuto saldo il timone in tutta quella confusione e urgenza. E infatti, per fortuna, non l’ha fatto. Ciò che ha preso forma non è una storia. E neppure il punto di vista di chi osserva il mondo da una fessura. Ne è uscito, piuttosto, il risultato di come sono capaci di trasfigurarsi i volti delle cose quando vengono schiacciati in fondo al silenzio della solitudine, pur rimanendo limpidi e sinceri poiché mai condivisi e compromessi. Ovviamente questo non implica che nel film non ci sia una ricerca da parte di Gianni, ma vi anticipo che non trova nessuna risposta. Tra tutti gli scatoloni e le macerie della sua casa, tra la vastità dei suoi ricordi non trova soluzioni ai suoi dubbi. Scova, invece, un’essenziale domanda, che può gettare nuova luce sul suo passato e sul suo futuro.