Dopo sessant'anni di ricerca teatrale e performativa, Ewa Benesz decide di lasciare l'Italia e tornare a Lublino, la città da cui è fuggita negli anni ’80 durante la legge marziale polacca. L'avanzare dell'età la porta ad interrompere i suoi laboratori, che coinvolgono persone provenienti da tutto il mondo. Ewa Benesz dovrà dire addio ai suoi allievi, alcuni dei quali hanno con lei un legame che dura da decenni.
La pratica teatrale e la ricerca di Ewa attingono a una tradizione e a una pratica che possono essere trasmesse soltanto personalmente, quindi è forte il rischio che le sue conoscenze vadano perse per sempre. Nel suo ritorno in Polonia, Ewa si confronta con il peso silenzioso di una vita trascorsa lontano da casa, in un viaggio che è al contempo conclusione e ritorno alle origini.

Note di regia

Per oltre 15 anni abbiamo avuto il privilegio di conoscere Ewa Benesz, impegnandoci attivamente in numerosi laboratori sotto la sua guida. La nostra relazione si è trasformata in un rapporto profondo e dialettico, cruciale per ritrarre la sua sfaccettata persona in questo documentario.
La narrazione intreccia i fili di fiducia sviluppati in anni di stretta collaborazione con Ewa.
Il nostro film si addentra nella vita di una persona dedita alla ricerca spirituale e all'impegno incrollabile nel lavoro teatrale.
Partendo dalla storia di una sola donna, il film dispiega un universo che trascende il tempo e lo spazio, ispirandosi a miti antichi, alla spiritualità indiana, ai ritmi africani, alla comprensione sciamanica e agli insegnamenti di Gurdjeff. EwaBenesz possiede una conoscenza unica che può essere trasmessa solo personalmente, da ciò il rischio concreto di perderla per sempre se cessa la sua attività.