titolo originale:
Piero Pelù. Rumore dentro
titolo internazionale:
Noise Inside. Don’t call me a Rock Star
regia di:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
musica:
produttore:
produzione:
distribuzione:
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2025
durata:
82'
formato:
colore
status:
Pronto (22/07/2025)
premi e festival:
Nell’ottobre 2022, durante una sessione di registrazione, Piero Pelù sviene per un improvviso shock che gli provoca un danno permanente al nervo acustico e una forte depressione. Il “rumore dentro” diventa un’occasione forzata per fermarsi, ritrovarsi, rigenerarsi e scrivere un nuovo album dedicato ai deserti interiori. Attraverso una full immersion nel proprio mondo intimo, uno dei protagonisti della scena rock italiana ritrova la sua strada.
Il film, scandito dalla partecipazione di Pelù al pellegrinaggio annuale dei gitani a Saintes-Mariesde- la-Mer, in Camargue, in onore di Sara la Nera, protettrice dei viaggiatori, si trasforma in un road movie e in una riflessione su oltre quarant’anni vissuti “fuori strada”, come figura libera e impavida della scena musicale italiana.
NOTE DI REGIA:
Nel 1997 ho debuttato come regista con Regina di cuori dei Litfiba. L’intenso incontro con Piero Pelù fu l’inizio di una lunga stagione creativa nei videoclip. Da allora ho sempre pensato che il suo carisma andasse oltre la musica: Pelù è un artista libero, anticonformista, capace di parlare al pubblico senza filtri né compromessi. Per questo documentario ho voluto subito qualcosa di diverso dai soliti biopic musicali: un film vero, intimo, diretto. Ho scelto un approccio snello e immersivo, girando spesso da solo per cogliere la spontaneità dei momenti quotidiani, evitando sovrastrutture narrative. Nel racconto vissuto dall’interno, la dimensione pubblica della rockstar si intreccia con quella privata dell’uomo, del padre, dell’amico.
Un viaggio in Camargue a bordo di un camper, verso la festa gitana in onore di Sara la Nera, diventa percorso simbolico e di riflessione tra paesaggi evocativi, materiali d’archivio inediti e un flusso di coscienza narrato dalla sua voce fuori campo. Ne nasce un ritratto che non celebra, ma racconta. Che non idealizza, ma rivela Piero Pelù come un artista autentico, vivo, indomabile.