The Door

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The Door

The Door

titolo originale:

The Door

regia di:

cast:

Gabrielle Union, Adepero Oduye, Emayatzy Corinealdi, Goapele, Alfre Woodard

sceneggiatura:

fotografia:

Bradford Young

montaggio:

Spencer Averick

produttore:

Ava DuVernay, Howard Barish

produzione:

Hi! Production, RSA Films, Howard Barish, Ava DuVernay

paese:

Italia/USA

anno:

2012

formato:

colore

status:

Pronto (15/12/2012)

premi e festival:

E’ il quinto film della serie di cortometraggi diretti per Miu Miu da importanti registe internazionali. Questa piattaforma filmica, estremamente creativa, pone il punto di vista femminile al centro del viaggio cinematografico, e utilizza la moda per esplorare idee politiche oltre che per esprimere la narrazione creativa. «Secondo me, ogni volta che una donna realizza un film compie un atto politico, indipendentemente dal fatto che lo interpretiamo o meno come tale» afferma DuVernay. «I film diretti da donne - che siano commedie o drammatici, documentari o narrativa - illustrano l’esperienza umana per il tramite della voce di una donna, degli occhi di una donna, della creatività di una donna. Esperienze che spesso vengono emarginate, falsificate o semplicemente ignorate. Penso che quello che sta facendo Miu Miu con questa serie di film sia meravigliosamente radicale.»
Il centro simbolico di The Door è l’ingresso della casa della protagonista. Nelle scene iniziali, inquadrate con energia, quando la protagonista apre la porta per salutare un’amica si trova inviluppata in una tristezza obliqua. “Nel film, i personaggi arrivano alla porta di un’amica in difficoltà, e ognuno porta qualcosa di sé,” spiega DuVernay. “Alla fine, vediamo che la nostra protagonista è pronta a varcare la porta da sola; e la porta rappresenta un percorso che conduce a ciò che siamo.”
Anche l’abbigliamento è simbolo di rinnovamento, e ogni cambio di costume accompagna la nostra protagonista che emerge da una crisalide di tristezza. Nelle ultime scene, si toglie l’anello, infila lunghi guanti di pelle nera e, trasformata dal potere emotivo dei vestiti, attraversa la porta. “Ho avuto l’impressione che la collezione Miu Miu fosse pervasa allo stesso tempo da una forza e da una vulnerabilità molto belle. Ho lasciato che fosse quest’idea a guidarmi nel percorso di scrittura e produzione,” dice la regista.