titolo originale:
Il Signor Rotpeter
regia di:
cast:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
Mauro Rea, Luigi Ferrigni
costumi:
musica:
Gianfranco Plenizio
produzione:
Marechiaro Film, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Regione Campania
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2017
durata:
37'
formato:
colore & b/n
status:
Pronto (27/07/2017)
premi e festival:
Sulle pagine di una rivista, nel 1917, appare un racconto firmato da Franz Kafka.
Il racconto, “Una relazione per un’Accademia”, è una lezione universitaria tenuta dal Signor Rotpeter, una scimmia diventata uomo, nella quale si ripercorrono le fasi della sua metamorfosi.
Il ritratto immaginario di Antonietta De Lillo si muove su due piani: da una parte i frammenti della lezione universitaria kafkiana, come fossero la messinscena del suo passato, dall’altro il suo presente. La regista crea un personaggio cinematografico che porta in sé istanze senza tempo quali libertà, sopravvivenza, via d’uscita, e ne fa un ritratto immerso nella nostra contemporaneità.
Attraverso questa narrazione inedita Antonietta De Lillo dà vita a un Rotpeter “napoletanizzato”: cammina per le strade di Napoli, nei giardini comunali di Molosiglio, percorre le scale dell’Università Federico II, osserva le famiglie che trascorrono la domenica nel bosco di Capodimonte, e infine concede a una invisibile giornalista una lunga intervista.
Nonostante il Signor Rotpeter sia una figura frutto dell’immaginazione, in bilico tra animale e uomo, la grandezza del cinema è di riuscire a dargli consistenza reale, a renderlo un essere che ciascuno di noi potrebbe incontrare un giorno qualsiasi uscendo di casa.
L’incontro con il Signor Rotpeter e le sue riflessioni sui nostri tempi e sul suo sentire, mettono lo spettatore di fronte a uno specchio e lo portano a riconoscersi in questo strano individuo e nella sua metamorfosi.
NOTE DI REGIA:
Tutto ha avuto inizio quando Marcello Garofalo mi segnalò la performance teatrale del testo kafkiano “Una Relazione per un’Accademia”, ideata e interpretata da Marina Confalone, una delle attrici a mio avviso più importanti del panorama italiano.
Sono così andata a Napoli a vedere la sua messinscena in un’aula dell’Università Federico II.
Marina Confalone ha accettato di condividere con me questa avventura e ha preso forma dentro di me l’idea di far uscire il personaggio kafkiano Rotpeter dalla pagina scritta per farlo vivere in una Napoli contemporanea, attraverso una lunga intervista.
Con tutte le peculiarità del cinema di finzione ho realizzato il mio primo ritratto a un personaggio immaginario nato, dalla penna di uno scrittore.
Quello che mi aveva colpito della lezione del Signor Rotpeter era la sua ricerca disperata di una “via d’uscita”.
È da lì che, insieme a Marcello Garofalo, ho iniziato ad immaginare un Rotpeter ormai integrato, la cui via d’uscita non gli ha portato la libertà ma semplicemente un modo per andare avanti.
Rotpeter è un essere vivente che, parlando di se stesso, parla della nostra condizione umana
.
Come lui che, per adattarsi a un mondo che l’aveva segregato, è stato costretto ad osservarlo e imitarlo, anche noi spesso siamo costretti ad adattarci a una società che sempre di più è dettata da poteri economici e che ci costringe ad assorbirla, a discapito della nostra umanità e libertà.
Il nostro Rotpeter si è trovato a dover combattere per la propria sopravvivenza ma, alla fine di questa conversazione immaginaria sente il bisogno di non lottare solo per se stesso ma anche per gli altri.
Anch’io, come Rotpeter, credo che se vogliamo uscire da una condizione che ci snatura e che ci costringe a diventare altro da noi, dovremmo seguire il suo desiderio.