titolo originale:
Lamia
regia di:
cast:
Marta Malvestiti, Alfonso De Vreese, Giampiero Rappa, Gemma Costa, Leonardo Larini, Alessandra Limetti, Pietro McDonald, Pappagallo Teti
sceneggiatura:
fotografia:
Emanuela Licenziato
montaggio:
scenografia:
costumi:
Rossana Gea Cavallo
musica:
Sara Santi
produttore:
produzione:
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2024
durata:
17'
formato:
colore
status:
Pronto (30/04/2024)
premi e festival:
Lisa, trent’anni, ha un marito, un lavoro e molti amici. Eppure non basta, ci vuole un figlio. Le pressioni di una maternità che non arriva la tormentano tra insonnia e misteriosi pruriti, fino a quando un medico le rivela che ha in corpo veleno di serpente e si sta preparando a fare la muta.
NOTE DI REGIA:
Le Lamie nella mitologia greca erano creature femminili in parte umane e in parte animali, nel Medioevo il loro nome viene utilizzato come sinonimo di strega. A tali figure è associato un archetipo femminile di donna demone, nel mondo greco infatti le Lamie erano figure note per sedurre e adescare giovani uomini e poi nutrirsene, sono associate alla notte e al mondo magico ancestrale in contatto con la natura e la parte più animale dell’umano.
Il personaggio di Lisa prende ispirazione da queste creature archetipiche; sono rimasta totalmente affascinata dalla visione di Laura Zavagno, autrice del racconto da cui è stratta la sceneggiatura, e dal personaggio che ha creato. La sua è una storia contemporanea, una situazione condivisa da molte donne, ha un respiro ampio perché l’umanità si interroga da sempre su cosa sia naturale e cosa no nelle nostre vite. Naturale per una donna è essere madre e, se per qualche motivo, sia biologico o sia
una decisione personale, non lo diventa, automaticamente è un essere umano a metà. Un corpo monco. Lisa si trasforma perché è un essere resiliente e di grande profondità emotiva. Ha un rapporto viscerale con l’animale, si può dire che il suo migliore amico sia il pappagallo Teti, e la natura la suggestiona e la muove. Solo quando accetterà questo legame e questo suo essere molto più che la definizione di donna che la società le offre, solo allora si libererà dal prurito che la assale e non la lascia dormire.
Volevo raccontare questa storia come una fiaba dai toni dark di realismo magico. Una casa immersa in un’atmosfera sospesa, sempre nella penombra, anche quando fuori splende il sole, come se anche Lisa fosse chiusa in una gabbia. La sua trasformazione in serpente è messa in scena in maniera sottile, attraverso movimenti, suoni, luci e ombre. Potrebbe essere tutto un sogno, un’immagine dal suo inconscio più profondo, potrebbe essere la realtà, allo spettatore lascio libero spazio all’interpretazione.