titolo originale:
Pink Subaru
regia di:
cast:
Lana Zreik, Akram Telawe, Hassan Taha, Akram Khourie, Nidal Badarneh, Michal Yanai, Mantarou Koichi, Nozomi Kawata, Dan Toren, Salwa Nakkara, Ruba Blal, Miki Warshawiak, Ronny Wertheimer, Loai Nufi, Giuliana Mettini
sceneggiatura:
fotografia:
Hiroo Yanagida
montaggio:
Kazuya Ogawa
musica:
Yasunori Matsuda
produttore:
Mario Miyakawa, Keisuke Tanaka
produzione:
Compact, Revolution (Tokyo)
paese:
Italia/Giappone
anno:
2009
durata:
96'
formato:
35mm - colore
premi e festival:
Avere un’auto, in piccole città arabo-israeliane come Tayibe o palestinesi come Tulkarem, è fondamentale. In questo paese è di vitale importanza, per raggiungere i grandi centri di Gerusalemme o Tel Aviv, e potersene permettere una può diventare il sogno di una vita, l’auto stessa considerata come un essere umano, una compagna, una moglie. In Palestina molti acquistano auto giapponesi, robuste e spesso economiche, e la Subaru è una delle più diffuse. Il film trascina lo spettatore in uno scorcio di vita del protagonista, Elzober, vedovo quarantacinquenne e padre di due bambini: un uomo semplice, modesto, cuoco in un ristorante di sushi a Tel Aviv. Dopo 20 anni di risparmi il nostro può finalmente realizzare il suo, di sogno, comprare una Subaru Legacy nera metallizzata, nuova di zecca. Ma la sua gioia immensa non è destinata a durare, e il giorno dopo il ritiro dal concessionario, la macchina viene rubata. Nella sua città, Tayibe, scoppia il finimondo, e tutti cercano di dare una mano organizzando le ricerche, giusto per scoprire che l’auto non era ancora stata assicurata… Mahmoud, ex ladro d’auto, Jameel, il buffone della compagnia, Jordan e Esther, una coppia di ebrei sefarditi, Dani, il proprietario del ristorante, Sakura, la ragazza giapponese che ci lavora: tutti coinvolti, ognuno in modo diverso, e con la propria vicenda personale come contributo speciale. Seguiamo Elzober nel suo viaggio, attraverso sfasciacarrozze, matrimoni in bilico, maghe che leggono i fondi di caffè, banchetti sontuosi, agnelli poco collaborativi. Allo spettatore viene mostrato uno scorcio insolito di vita quotidiana degli arabi israeliani che vivono al confine con la West Bank. Dove si ride, si piange, si scherza, e si tira avanti, e dove, per una volta, la guerra non è l’argomento principale. Il focus è spostato sul lato comune del vivere, quello dei problemi di tutti i giorni, come sposarsi o accompagnare i bambini a scuola, quello del comico celato negli aspetti più universalmente banali. E, ovviamente, anche quello dei sogni.