Milleunanotte

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Milleunanotte

titolo originale:

Milleunanotte

titolo internazionale:

A Thousand and one nights

fotografia:

paese:

Italia

anno:

2012

durata:

82'

formato:

colore

status:

Pronto (10/10/2012)

premi e festival:

Italia, Penitenziario Dozza di Bologna. Tra speranza e rassegnazione, scorre la vita nella sezione giudiziaria del carcere bolognese. Una vita appesa a un tempo che non passa mai e a una “domandina” da scrivere. Nel linguaggio carcerario, la domandina è il termine tecnico che indica la richiesta che il detenuto deve compilare per essere autorizzato ad incontrare il suo avvocato, fare una telefonata, fare richiesta per lavorare, avere un colloquio con un familiare, chiedere di vedere il suo educatore o uno dei tanti volontari che quotidianamente operano nel penitenziario. E’ seguendo il percorso delle “domandine” che Milleunanotte entra nelle storie personali dei detenuti e nei labirinti burocratici che regolano la vita in carcere.
Milleunanotte non esplora soltanto quello che succede “dentro”, ma segue anche il percorso di chi torna, anche se per qualche giorno, nel mondo, fuori dalle mura carcerarie. Sezione femminile: dopo quattro anni di reclusione per droga, la detenuta Agnes ha ottenuto dal giudice di sorveglianza un permesso di cinque giorni per tornare a casa. Comincia così il viaggio di Agnes, un viaggio di andata e ritorno, per ritrovare luoghi e affetti e tentare di riprendere il filo di una vita normale.
Fatima e Zackia sono due mediatrici culturali di lingua araba. Sono loro che hanno il primo contatto con i detenuti e le detenute stranieri del carcere di Dozza, parlano e soprattutto ascoltano i loro problemi. Li confortano, li incoraggiano, e li aiutano a non perdere la speranza. A volte capita che tocchi a loro informare le famiglie che il proprio congiunto si trova in carcere.
Agnes è stata “dentro” per quattro anni, per droga. Oggi ha finalmente scontato la sua pena ed è tornata una donna libera. E con fatica tenta di riallacciare il rapporto con la realtà.
Miriam, giovane madre italiana, è dentro anche lei per droga, ha fatto una scelta d’amore: ha preferito tornare in carcere piuttosto che disintossicarsi in una comunità terapeutica, lo ha fatto perché lì non le permettevano di vedere Vivian, la sua compagna. Una scelta che ha pagato a duro prezzo. Ora Miriam divide la cella con Vivian, e sogna un futuro “normale”, con un lavoro e una casa.
Le tre ragazze dell’Est si proteggono dal freddo sigillando la finestra della cella con ritagli di assorbenti.
Missoui, Il rapper tunisino ha scritto una canzone, “I’m sorry baby”, dedicato alla figlia di 9 anni che non ha mai visto e che sogna un giorno di incontrare. Divide la cella con un napoletano e ha imparato a scrivere in italiano grazie alla musica. Armand, è un giovane albanese finito dentro con la sua fidanzata italiana. Sono in attesa di sposarsi in carcere. Si incontrano due volte al mese nella sala colloqui. Gli avvocati sono al lavoro, ma non è facile.
E infine c’è Ibrahim che rifiuta le medicine perché è stanco, non ce la fa più, non ha un avvocato, non ha soldi e nessuno va a trovarlo. E vuole solo lasciarsi morire. Ibrahim ha iniziato lo sciopero della fame ed è sotto osservazione in infermeria per essersi procurato delle ferite.