Gli sconosciuti

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Gli sconosciuti

Gli sconosciuti

titolo originale:

Gli sconosciuti

sceneggiatura:

Franco Brogi Taviani, Barbara Bulzomì, Jacopo Dentice, Fabrizio Guiducci, Lorenzo Nera, Sara Sortino, Juliana Teixeira

fotografia:

Francesco Meliciani

montaggio:

Alessia Gherardelli

scenografia:

Angelo Sagarese

costumi:

Angelo Sagarese

musica:

Stefano Torossi

produzione:

Tierrepi, IED Istituto Europeo Design - Roma

paese:

Italia

anno:

2013

formato:

colore

Un cinquantenne, Rocco è in attesa che il suo amore, Carla, di cui ha quasi il doppio degli anni, lo passi a prendere nella scuola vuota, in cui lui sta correggendo delle tesi con il suo assistente Tancredi: quel giorno Carla ha deciso di andare a vivere con lui per sempre. Ma Carla non arriva, rimanda.
E’ una strana giornata. Rocco riceve varie visite, un amico, un fratello in difficoltà, un poliziotto ambiguo che lo assilla con una vecchia storia dolorosa: quella della figlia di cinque anni scomparsa con la madre tanti anni prima, come tragico finale di una relazione andata a male.
Anche Giuliana, una giovane donna che arriva dall’estero, è tra i visitatori. Vuol parlare con il professore del suo passato artistico. Ma Rocco rifiuta di affrontare con lei argomenti che vadano addietro negli anni.
Tutti i personaggi che si presentano a Rocco disegnano, come tessere sparse di un mosaico, un vago percorso della sua vita.
Ma intanto Carla non arriva.
Parallelamente alla giornata di Rocco, scorre la vita di Tancredi che convive con Kay, una giovane irlandese. Una vita da precari. Lei è rimasta incinta, lui un figlio lo vorrebbe, lei no: considera un’incoscienza, quasi una colpa, arrogarsi il diritto di far nascere un figlio in quel mondo insicuro e ostile.
E’ a questo punto della storia che scopriamo che Rocco ha fermato il tempo al giorno più felice della sua vita: quello in cui Carla ha deciso, appunto, di andare a vivere con lui per sempre. Rocco è malato di una forma particolare di Alzheimer. Si vede cinquantenne, anziché settantenne qual è; quella che lui pensa sia la sua vecchia scuola non è altro che la clinica in cui è ricoverato.
Fino ad adesso la realtà come ci si è presentata è stata vista attraverso gli occhi di Rocco: una realtà parallela. Solo ora, nell’ultima parte del racconto, a poco, a poco, la realtà “vera” , (ma dove è mai la “verità”?) e la realtà fantasticata, quella parallela, cominciano a coincidere. Ma la realtà “vera” è troppo angosciosa per Rocco che non ha accettato la malattia, l’invecchiamento.
Ora che i due piani hanno cominciato a coincidere e vivere parallelamente, scopriamo che Giuliana è la figlia perduta che dopo trent’anni ha ritrovato le tracce del padre. Giuliana vuole farsi riconoscere, ma è troppo tardi: in lei Rocco ravvisa solo i tanti personaggi del suo passato. Solo alla fine riesce ad accettare quella paziente donna accanto a lui, ma non come figlia, bensì come figura affettuosa e amica che lui tollera, come tollera il suo gentile e premuroso badante Tancredi. Intanto nella storia parallela, “realissima”, dei due giovani, Kay e Tancredi, è accaduto un evento destinato a lasciare il segno: la ragazza ha voluto abortire. Tancredi accetta il fatto compiuto. Ma grande è la sofferenza: Tancredi adesso ha la sensazione di vivere accanto a una persona amata, ma sconosciuta. Esattamente come Giuliana che sta accanto a un padre “sconosciuto” che non la riconosce e che vive in compagnia dei suoi fantasmi: tanti “sconosciuti” uniti da un disperato anelito d’amore.

Photocredit: Umberto Montiroli