titolo originale:
I corpi estranei
titolo internazionale:
Foreign Bodies
regia di:
cast:
Filippo Timi, Jaouher Brahim, Naim Chalbi, Gabriel De Glaudi, Tijey De Glaudi, Elfarouk Abd Alla, Dragos Constantin Toma
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
musica:
Baustelle
produttore:
produzione:
Strani Film, Officina Film, Deneb, in collaborazione con SAE Institute Milano
paese:
Italia
anno:
2013
durata:
102'
formato:
colore
uscito il:
03/04/2014
premi e festival:
Antonio (Filippo Timi) è solo a Milano con il suo bambino, Pietro, affetto da una grave malattia: sono arrivati al nord per cercare uno spiraglio di salvezza.
Jaber, quindici anni, vive a Milano con un gruppo di connazionali: è migrato in Europa da poco, in fuga dal Nord Africa e dagli scontri della primavera araba.
L'ospedale è una città nella città dove entrambi sono costretti a sostare: Antonio per guarire Pietro, Jaber per assistere il suo amico Youssef.
La malattia è l'occasione per un incontro tra due anime sole e impaurite, due “corpi estranei” alle prese con il dolore.
Note di regia
Come raccontare la malattia di un bambino e il dolore di un padre? Con quali immagini? Ecco le prime domande che mi sono posto scrivendo I corpi estranei, come sempre insieme a mia moglie Giuditta Tarantelli, co-sceneggiatrice e co-produttrice dei miei film.
Siamo voluti partire da due parole chiave: dignità e pudore.
La dignità di Antonio, eroe silenzioso, lontano dalla famiglia per proteggere suo figlio; quella di Jaber, poco più che un ragazzino, che si muove quasi sempre nel buio, come fosse a guardia del
corpo, ancora vivo, del suo amico Youssef; e quella di tutti gli uomini e le donne che lottano per la sopravvivenza, propria o dei propri cari, nella corsia dell'ospedale come tra i bancali di un mercato notturno.
Il pudore, poi: quello che in fase di scrittura avevamo voluto appartenesse ai nostri personaggi, e con cui poi ho voluto raccontarli, come fossero protagonisti di un documentario, per tutelare i loro corpi, i loro sentimenti, i loro rapporti, quando si scrutano, si odiano, si aiutano o stanno fermi ad aspettare nella speranza che qualcosa, attorno a loro, possa cambiare.