Sotto una buona stella

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Sotto una buona stella

Sotto una buona stella

Cosa succederebbe se un uomo d’affari, divorziato, con una bella casa, una vita agiata, una ragazza mozzafiato, si trovasse improvvisamente costretto a fare il Mammo casalingo con due figli ventenni ed una nipotina a carico?
Il film racconta la storia di Federico Picchioni (Carlo Verdone) che separatosi dalla moglie quando i figli (Tea Falco e Lorenzo Richelmy) erano ancora piccoli, si è rifatto una vita grazie ad una brillante carriera in una holding finanziaria. Questo gli ha permesso di non far mai mancare nulla alla famiglia in termini economici ma agli occhi dei due figli la sua totale assenza, affettiva e fisica, è stata e resta imperdonabile. L’improvvisa morte della ex moglie ed uno scandalo finanziario che lo riduce quasi in rovina, cambiano drasticamente la sua vita: non potendo più permettersi di pagare l’affitto per l’appartamento dei figli, è costretto ad accoglierli a casa sua.
Disordine, giocattoli sparsi per la casa, amici del figlio (aspirante cantautore) che entrano ed escono ad ogni ora del giorno e della notte, riunioni di poeti metropolitani amici della figlia (aspirante scrittrice), trasformano quell’appartamento (che più borghese non si può!) in un porto di mare. La convivenza da subito è comicamente tragica e la prima a rimetterci è la compagna di Carlo, Gemma (Eleonora Sergio), che, mal sopportando l’irruenza dei ragazzi, nel giro di 48 ore fa le valige e se ne va.
Anche la colf filippina non resisterà di più in questa nuova tumultuosa situazione.
A complicare ulteriormente le cose c’è l’arrivo nell’appartamento accanto di una nuova rumorosa vicina, Luisa (Paola Cortellesi). Risanatrice di aziende e quindi “tagliatrice di teste”, la povera Luisa è costretta, suo malgrado e causa crisi, a licenziare ad un ritmo vertiginoso; per questo è oggetto di minacciose quanto buffe telefonate e quotidiani coloriti insulti… Ma un carattere positivo ed una grande generosità, sono la sua forza e la portano a riscattarsi dal “crudele” lavoro che svolge e detesta: il suo senso di colpa è tale che, privatamente, tenta in ogni modo di ricollocare in altre professioni alcuni dei licenziati. Simpatica, spiritosa e piena di buon senso, riesce prontamente ad instaurare un bel rapporto di complicità con i ragazzi.
Grazie a lei Federico imparerà ad ascoltare e capire un po’ meglio i suoi figli, e a sua volta diventerà per lei un sostegno importante. Giorno dopo giorno le cose migliorano ed i Picchioni, insieme a Luisa, sembrano quasi una nuova, felice famiglia, nonostante qualche comica insofferenza dovuta ai loro caratteri così diversi. Divisi dalla parete che separa i loro appartamenti, Federico e Luisa sembrano intenzionati a non decidere del loro rapporto: restare amici o provare a fare un passo in più? Chi può dirlo, ma quando una storia nasce sotto una buona stella, ogni evoluzione è possibile.

NOTE DI REGIA
Non mi metto mai a calcolare cosa si aspetta il pubblico da me. Ma cerco una mediazione tra quello che mi sento di affrontare e quello che il pubblico potrebbe gradire nel veder rappresentata una dinamica che fa parte del tempo attuale. Cerco, in poche parole, di raccontare debolezze, nevrosi, sbandamenti, vittorie e sconfitte del tempo che viviamo.
Ne è venuta fuori (con la collaborazione di Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta e Maruska Albertazzi) una commedia che vive molto di situazioni all’interno della casa dove io, i miei due figli (Tea Falco e Lorenzo Richelmy), una nipotina di tre anni e la nuova inquilina Luisa (Paola Cortellesi), sviluppiamo il cuore del racconto.
Avevo bisogno di un bravo scenografo che descrivesse il mio personaggio attraverso il design della casa, elegante ma allo stesso tempo priva di una vera definizione caratteriale. Una casa dove poter sfoggiare, a prima vista, un benessere economico ma alla fine privo di “anima”. L’ampiezza della costruzione a Cinecittà doveva assolutamente rendere dinamiche le varie scene, evitando la trappola della claustrofobia. In questo Tonino Zera è riuscito pienamente, mettendo il direttore della fotografia Ennio Guarnieri nella condizione di sentirsi libero di muoversi, e permettendo a me di disegnare il dinamismo nelle varie sequenze sfruttando larghi spazi.
Insieme a questi due grandi professionisti abbiamo stabilito i colori base della casa, al fine di raggiungere un’eleganza nell’immagine assai rara nelle nostre commedie. La scelta di ambientare il racconto della famiglia Picchioni all’Eur è dovuta al desiderio di allontanarci dalle solite location e dai soliti quartieri che la commedia, a Roma, predilige.
Tornare a collaborare con Ennio Guarnieri è stato un vero, grande piacere. Il fatto di averlo avuto nel 2012 come direttore della fotografia in “Cenerentola” di Rossini (impresa difficile e coraggiosa perché in diretta e in mondovisione per la tv) mi ha fatto ritrovare una grandissimo amico e professionista, veloce, elegante e assolutamente padrone del nuovo sistema digitale. Grande, poi, è stata la felicità nel ritrovarmi accanto colui che filmò due film essenziali nella mia carriera: “Un Sacco Bello” e “Borotalco”. Il suo carattere positivo e pieno di entusiasmo mi ha spinto ad una lucidità e creatività registica della quale avevo molto bisogno.
Paola Cortellesi è una delle poche attrici con cui non avevo ancora lavorato: mi è sempre piaciuto il suo senso della misura e l’efficacia di una personalità molto solida, unita ad una rara capacità di muoversi con disinvoltura sia nel campo della commedia che in quello drammatico. E’ stata una compagna di lavoro splendida con la quale mi piacerebbe affrontare una nuova avventura, il nostro interagire è stato perfetto, possedendo entrambi quasi un’identica chiave ironica nel captare piccoli dettagli delle nevrosi odierne.
Per quanto riguarda Tea Falco, l’avevo notata su YouTube qualche anno fa in piccole performance da cinema underground dei primi anni ‘70. Trovavo il suo primo piano straordinario e la sua personalità fuori dagli schemi odierni. Dopo averla vista nel film di Bertolucci mi sono convinto che poteva essere “l’accento astratto” del cast, una figlia particolare ma anche riconoscibile, nella sua originalità, per chi sa osservare bene un certo mondo giovanile creativo.
Lorenzo Richelmy, nel ruolo di mio figlio, viene dal Centro Sperimentale. E’ interessante nel volto e nella recitazione, avrà senza alcun dubbio un futuro di grande spessore; gran professionista, serio e rigoroso nonostante la giovane età, possiede un talento che non potrà che crescere sempre di più. Eleonora Sergio (nel ruolo di Gemma, la giovane compagna che avrò nella prima parte della vicenda) possiede ottimi tempi recitativi, personalità forte e avvenenza: tutto ciò di cui necessitava questo personaggio. La sua presenza diversifica profondamente ognuno dei caratteri che animano questa commedia.
Dovrei citare tutti coloro che hanno preso parte al film, ma sono tanti veramente, a tutti va il mio ringraziamento per il loro apporto più che positivo. Non posso non citare il lavoro notevole delle maestranze di Cinecittà. Se ho potuto girare in questi studi è grazie ai produttori Aurelio e Luigi De Laurentiis che, con me, hanno condiviso il desiderio di lavorare in una così grande ed importante struttura ricca di talenti e professionalità. Insomma... Penso di aver messo cuore, sincerità, divertimento e un pizzico di malinconia che, nei miei film, non manca mai. Con onestà ho affrontato un tema assolutamente attuale: la difficoltà di essere genitore e l’incapacità di entrare in contatto con i propri figli. Ma con un finale che ho sentito di indirizzare verso una nota positiva. Io stesso ho bisogno di credere che un futuro migliore, da tutti i punti di vista, dovrà prima o poi concretizzarsi. E rendere i nostri ragazzi fiduciosi che “una buona stella” potrebbe apparire, per loro, prima del previsto. Se lo meritano più di noi genitori.