titolo originale:
Border
regia di:
cast:
Sara El Debuch, Dana Keilani, Wasim Abo azan, Sami Haddad, Abdul Ahmed, Jamal El Zohbi
sceneggiatura:
Alessio Cremonini, Susan Dabbous
fotografia:
montaggio:
scenografia:
Alessandra Stefanelli
costumi:
Lisa Tran Van
produttore:
produzione:
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2013
durata:
95'
formato:
colore
premi e festival:
La crisi siriana ha causato 100.000 vittime e 2.000.000 di profughi, di cui un milione bambini, rifugiati in Egitto, Turchia, Libano e Giordania.
Siria, Aprile 2012.
Aya e Fatima sono due giovani sorelle siriane profondamente religiose che vivono a Bani yas, una cittadina sulla costa. Una mattina la loro quotidianità viene spezzata dall’arrivo di Muhammad, un fiancheggiatore di quei ribelli che da mesi combattono
contro il governo. Muhammad rivela loro che il marito di Fatima, un ufficiale, ha deciso di disertare dall’esercito e di unirsi all’Esercito Siriano Libero. La conseguenza della sua decisione pone Aya e Fatima davanti un bivio: continuare e vivere nella
loro casa a Baniyas e rischiare di esporsi alla vendetta dei servizi segreti e degli shabiha (la milizia che sostiene l’esercito regolare) oppure trovare riparo in Turchia.
Le due ragazze scelgono la seconda ipotesi e il giorno stesso lasciano la loro casa accompagnate in auto da Farid, un amico di Muhammad. I problemi per superare il confine sono numerosi e molte persone che hanno provato hanno pagato con la vita. Il viaggio si complica ulteriormente quando Farid decide aiutare e far salire in
auto Bilal, un giovane dal passato misterioso che deve a tutti i costi lasciare il paese.
La situazione peggiora con la morte di Farid: Aya e Fatima si ritrovano isolate fra i boschi che dividono la Siria dalla Turchia con l’ambigua e poco rassicurante presenza di Bilal. Le due ragazze si trovano loro malgrado costrette a continuare il viaggio a
piedi assieme al ragazzo, ma il suo comportamento e il rischio di incappare nei sanguinosi scontri a fuoco fra esercito regolare e ribelli, non lasciano prevedere una facile soluzione: il confine e la liberta diventano un miraggio quasi impossibile da raggiungere.
NOTE DI REGIA
Io sono italiano. Damasco si trova a poche ore di volo da Roma. Alcune città della Siria ospitano scavi archeologici Romani importanti. Spesso i rifugiati restano nascosti in grotte che millenni prima erano tombe Romane. Sei papi nel Medioevo provenivano da queste zona dell’Asia. Tutti questi aneddoti mi hanno fatto capire che la Siria non è poi così distante da me. Ho sempre pensato che il cinema fosse come un aeroplano, in grado di
svelare il mondo e le tragedie in esso, che altrimenti rimarrebbero ignorate. Quando mi hanno parlato di due sorelle siriane venticinquenni, donne che indossano il niqab (il velo tradizionale), costrette a fuggire verso la Turchia dopo che
il marito di una delle due ha disertato l’esercito e
si è unito ai ribelli, ho pensato che quella era una storia che vale
va la pena di essere raccontata e che questo fosse il mezzo, l’“aeroplano” che avrebbe permesso agli spettatori di osservare da vicino una delle realtà più drammatiche degli ultimi anni.