titolo originale:
Torneranno i prati
titolo internazionale:
Greenery will bloom again
regia di:
cast:
Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria, Camillo Grassi, Niccolò Senni, Domenico Benetti, Andrea Benetti, Carlo Stefani, Nico Tredese, Franz Stefani, Andrea Frigo, Igor Pistollato, Giorgio Vellar, Roberto Rigoni Stern, Davide Rigoni, Sam Ursida, Francesco Nardelli, Brais Vallarin
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
produttore:
produzione:
Ipotesi Cinema, Cinemaundici, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il contributo di Banca Popolare di Vicenza, in collaborazione con Edison, Nonino Distillatori, Regione Veneto, con il sostegno di Vicenza Film Commission, Presidenza del Consiglio dei Ministri
distribuzione:
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2014
durata:
80'
formato:
colore
uscito il:
06/11/2014
premi e festival:
“La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai”
Toni Lunardi, pastore
Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Nel film il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata.
Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te.
Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore.
Tutto ciò che si narra in qu esto film è realmente accaduto.
E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
NOTE DI REGIA:
Cento anni di storia che si allontanano sempre più nel passato mentre il fiume del tempo avanza sotto i ponti del progresso che inesorabilmente
sbiadisce ogni altra memoria.
Tuttavia ci sono momenti in cui una data
sul calendario, un titolo di giornale, una fotografia, smuovono ricordi sopiti che si chiamano tra loro, irrompono nel nostro tempo da protagonisti e giustamente pretendono d’essere riconosciuti e risarciti del loro valore speso per noi: primo fra tutti, la vita.
Mio padre aveva 19 anni quando venne chiamato alle armi. A quell'età, l'esaltazione dell'eroicità infiamma menti e cuori soprattutto dei più giovani.
Scelse l’Arma dei bersaglieri, battaglio ni d'assalto, e si trovò dentro la carneficina del Carso e del Piave, che segnò la sua giovinezza e il resto della
sua vita.
Ero bambino quando lui raccontava a me e a mio fratello più grande, del dolore della guerra, di quegli istanti terribili in attesa dell'ordine di andare all’assalto e sai che la morte è lì, che ti attende sul bordo della trincea.
Ricordava i suoi compagni e più d’una volta l’ho visto piangere.
Della 1a Guerra Mondiale non è rimasto più nessuno di coloro che l’hanno vissuta e nessun altro potrà testimoniare con la propria voce tutto il dolore di quella carneficina.
Rimangono gli scritti: quelli dei letterati e quelli dei più umili dove la verità
non ha contorni di retorica.